Si chiude un primo trimestre complicato per le vendite di vino italiano all’estero e tra gli scaffali della grande distribuzione organizzata in Italia. Un quadro di mercato che sicuramente non favorisce la movimentazione delle giacenze di magazzino ancora piuttosto importanti, come certifica l’ultimo aggiornamento di Cantina Italia dell’ICQRF, sulla base dei registri telematici.
Volumi piatti per le spedizioni all’estero delle cantine italiane. In base alle ultime elaborazioni dell’Osservatorio di Unione Italiana Vino su dati Istat, le esportazioni di vini e spumanti, non hanno infatti evidenziato progressioni in termini quantitativi nei primi tre mesi del 2023 (+0,1% sullo stesso periodo del 2022), registrando invece un incremento in valore del 3,8%.
A tenere a galla i volumi commercializzati, evidenzia l’Osservatorio, è l’exploit delle vendite di sfuso (+13,4%), che registrano però una forte contrazione dei listini (-9,2%), e dei comuni, a +12,8%. In sofferenza, sempre nei volumi, i prodotti bandiera del made in Italy, a partire dai vini fermi Dop imbottigliati, che si scendono del -5,3% (+2,5% il valore) con i rossi a -6,6%. Giù anche gli Igp (-2,5%), dove la crescita dei bianchi (+8,3%) non è bastata calmierare la perdita dei rossi (-7,5%) e dove il segno rosso si evidenzia anche nei valori. Tra le tipologie, si conferma l’avvio difficile per gli spumanti (-3,2% volume e +7,3% valore), complice la contrazione dei volumi esportati di Prosecco (-5,5%), mentre prosegue la buona stagione dell’Asti Spumante (+9,1%) e degli sparkling comuni (+4,4%).
Questo orientamento del mercato verso i vini di fascia più bassa sta penalizzando anche la Francia che ha registrato nel periodo in esame una riduzione dei flussi in quantità del 7,5%, a fronte di un più 3,4% degli incassi. I vini spagnoli, al contrario, sono favoriti da un prezzo più competitivo e spuntano delle progressioni sia in volume (+3,8%) che in valore (+11,4%).
L’UIV – Unione Italiana Vini – ha espresso preoccupazione per questa congiuntura poco favorevole. Secondo il segretario generale Paolo Castelletti “la crescita in valore è infatti insufficiente per far fronte al surplus di costi dettato da materie prime ed energetici, che influisce per circa il 12% su un prezzo medio aumentato di appena il 3,7%”.
Guardando le diverse destinazioni dell’export, cresce in volume la piazza Ue (+7,3%) e si contrae quella extraUe (-7,7%); tra i top buyer gli Usa rimangono in terreno positivo (+0,4% volume, +10,8% valore) cresce, grazie agli sfusi, la Germania (+6,2% in volume e +5,6 in valore) mentre il Regno Unito cede il 13,5% (-7% il valore). In contrazione, nei volumi, mercati di sbocco ed emergenti come Canada (-24%), Svizzera (-8,4%), Giappone (-22,9%) e si conferma in caduta libera il mercato cinese (-43,7%). Volano gli ordini dalla Russia: +33,0%. Tra le regioni, rallentano i valori export per le top 3, con il Veneto a +3%, il Piemonte a +0,2% e la Toscana a +0,6%. Sopra la media gli incrementi di importanti regioni produttrici, come il Trentino-Alto Adige, l’Emilia-Romagna, la Lombardia.
A complicare il quadro anche l’evidente rallentamento delle vendite a scaffale che stanno facendo registrare livelli più bassi rispetto al Pre-Covid (2019). Le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-ismea su base NielsenIQ indicano per il primo trimestre di quest’anno un calo tendenziale in volume del 6,1% a fronte di un valore in crescita in valore del 2%, sotto la spinta dell’inflazione.
Un avvio di anno molto rallentato, che si riflette in particolare nei volumi commercializzati di vino fermo (-7,3%) e ancora di più per i prodotti Dop, a -9,2% e con i rossi a -10,5%, a riprova del fatto che il rialzo dei valori non è legato a una domanda maggiormente orientata verso il segmento premium (i vini comuni perdono la metà rispetto alla media) ma a un surplus di costi produttivi che ha generato un rincaro medio dei prezzi allo scaffale del +8,7%.
In controtendenza la tipologia spumanti, che cresce in volume del 3,9% (+9,8% i valori), ma l’incremento è interamente generato dall’exploit degli spumanti low cost (+15,6%), segmento che presenta un prezzo medio allo scaffale di appena 4,47 euro/litro e che oggi vale quasi il 40% dei volumi venduti in Gdo tra le bollicine italiane. Giù il Prosecco (-2,8% volume) e lo Champagne (-5,8%), mentre salgono l’Asti Spumante (+11,8%) e i Metodo classico (+4% volume), da confrontare però con il -35% registrato nell’omologo periodo del 2022.
In generale, la dinamica più sfavorevole coinvolge – oltre i vini fermi a denominazione – anche gli Igp (volumi a -8,4%), mentre i vini comuni si fermano a -4,6%. Più pesanti le perdite per i vini rossi, che cedono l’8,2% volumico contro il -5,6% dei bianchi e il -11,2% dei rosati. Sopra la media la contrazione dei vini bio (-8,6%). A livello di canali, i più in sofferenza sui volumi risultano i discount (-10%), a fronte di iper e super che chiudono il trimestre rispettivamente a -4% e -5%. Profondo rosso per l’e-commerce: nonostante il sostanzioso taglio dei prezzi, le vendite online segnano a marzo -19,6%.
Andando nel dettaglio dei vini IG più venduti in Gdo, l’Osservatorio rilvea picchi negativi del -9% per il Chianti, -14% per il Montepulciano d’Abruzzo, -20% per la tipologia Salento, -18% per il Nero d’Avola Sicilia, -20% per la Bonarda oltrepadana, -13% per la Barbera piemontese e -9% per il Lambrusco Emilia e il Cannonau di Sardegna. Stabili – tra i top seller – le Igt Terre siciliane e Puglia, in leggera contrazione Valpolicella e Dolcetto piemontese (-5%), mentre l’unico tra i big che si conferma in buona salute, anzi in costante crescita è il Vermentino di Sardegna, con +1% in volume. Molte le denominazioni che registrano aumenti di listino sopra la media nazionale: Montepulciano +13%, Barbera piemontese +11%, Nero d’Avola a +13%, Bonarda a +12%, Verdicchio a +20%.
L’appesantimento del mercato è confermato dai dati delle giacenze di vino: con quasi 53 milioni di ettolitri negli stabilimenti, in riduzione sui valori record dei mesi scorsi, ma in crescita di oltre il 4% sullo scorso anno (+9% per il segmento Dop), il settore si avvia alla prossima vendemmia con stock molto consistenti che potrebbero influenzare negativamente le quotazioni.