Calo delle superfici investite, coltivazioni compromesse da eventi meteo sempre più estremi, costi di produzione alle stelle e consumi delle famiglie in picchiata a causa della perdita del potere di acquisto provocata dall’inflazione. Il settore ortofrutticolo italiano, che vale circa 15 miliardi di euro e rappresenta un quarto della produzione agricola nazionale, sta affrontando una crisi senza precedenti, causata da una serie di fattori concomitanti he ne minano la competitività e la sostenibilità.
Tra le principali criticità, ci sono le condizioni climatiche avverse che hanno colpito le coltivazioni in diverse regioni, provocando una flessione della produzione e una perdita di qualità dei prodotti. La siccità ha ridotto le rese di frutta e verdura, mentre le alluvioni hanno danneggiato i terreni e le infrastrutture. A questo si aggiunge il forte aumento dei costi di produzione, dovuto alla crescita dei prezzi delle materie prime, dell’energia e dei carburanti, alla carenza di manodopera e alle difficoltà logistiche. Tutti elementi che hanno eroso i margini delle aziende agricole, come riporta una recente analisi di Allianz Trade, costringendo oltre un’azienda su 10 a cessare l’attività nel 2022 e un terzo a lavorare in perdita.
Un bilancio che pare destinato ad aggravarsi ulteriormente nel 2023 causa degli eventi meteo che si sono succeduti con allarmante frequenza e intensità, specie nel mese di luglio appena trascorso.
In Emilia Romagna, scrive una nota di Confagricoltura sono state perse in poco meno di 20 anni 22 mila ettari di superfici investiti a frutteto a causa di cambiamenti climatici con un alternarsi tra siccità e caldo torrido, gelo e grandine, alluvioni e dissesti. Solo nell’ultimo anno le pesche hanno subito una contrazione del 6,5%, le nettarine del 3,6%, le albicocche del 3,3% e le pere addirittura del 7,8%.
Pesante il bilancio anche in Puglia a causa delle temperature estreme delle ultime settimane. “I danni sui frutteti sono evidenti – spiega Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Alcune varietà risentono molto di più di altre, ma solo pochissime ne restano indenni. In alcune zone, a causa delle ondate di calore dei giorni scorsi, è andato perso oltre il 40 per cento delle produzioni”.
I danni causati dal caldo, spiega ancora la nota di Cia, si manifestano su tutte le coltivazioni per le quali la raccolta è stata già avviata o era in procinto di cominciare nell’arco dei prossimi giorni e delle settimane a venire, comportando inoltre un maggior ricorso all’irrigazione, con un conseguente aggravio dei costi a carico delle aziende agricole.
“Tutto questo – aggiunge Sicolo – ci preoccupa e ci fa temere che molte imprese possano chiudere nel corso della stagione”.
E c’è chi, come Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, richiede un vero e proprio “recovery plan” per l’ortofrutta italiana. In una lettera indirizzata al Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, Giansanti denuncia come il comparto stia gravemente scivolando verso “una preoccupante compressione della marginalità, nonché una forte carenza di liquidità, che preclude gli investimenti fino al punto di indurre a dismettere la produzione ortofrutticola”.
A rendere il quadro ancora più complesso, si aggiunge anche contrazione degli acquisti sul mercato interno. L’inflazione, che ha raggiunto quasi il 10%, ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie italiane, che hanno dovuto rivedere le loro abitudini alimentari e privilegiare i prodotti in promozione o a basso costo. Secondo Coop, per ogni punto di inflazione si perde mezzo punto a volume di ortofrutta venduta.
La frutta di stagione, rappresentata in prevalenza da pesche e nettarine, ha subito nei primi sei dell’anno, secondo il Panel Ismea Nielsen un calo delle vendite a volume de 10% rispetto al 2022 e del 5% sul 2021, a fronte di aumento del prezzo medio dell’11%.
Inoltre, l’importazione di frutta e verdura da Paesi terzi, spesso a prezzi più bassi e con standard qualitativi inferiori, ha eroso la quota di mercato dell’ortofrutta italiana, che ha visto anche diminuire le sue esportazioni in termini di quantità.