A pochi mesi dall’attivazione del pegno rotativo per il settore vitivinicolo grazie al D.L. Cura Italia, il processo di valutazione standardizzato definito ed adottato dal team Ettore Fieramosca ha già consentito di operare per conto di Crédit Agricole Italia e di valorizzare il magazzino di alcuni operatori vitivinicoli presenti nei principali distretti italiani del vino di qualità.
Autore: Angelo Donato Berloco – senior advisor Ettore Fieramosca
Oltre 60 milioni di ettolitri di vino Dop e Igp attendevano in cantina a fine 2020 di essere commercializzati
Il 2020 è stato un anno molto problematico per tutti i settori produttivi, e non poteva essere diversamente anche per quello vitivinicolo.
Partito molto favorevolmente nel 2020 (in trend con gli anni precedenti), con lo scoppio della pandemia il nostro comparto vitivinicolo ha visto un crollo del mercato interno (con il minimo di aprile, -40,3% rispetto ad aprile 2019) e successivamente un calo delle esportazioni (che hanno tenuto fino a marzo, ma da aprile sono scivolate anch’esse in territorio negativo chiudendo il semestre a -3,4%). Un leggero miglioramento delle performance commerciali è stato registrato nella parte centrale dell’anno, non sufficiente però a riportare in sicurezza la situazione finanziarie delle aziende.
Tuttavia, se da un lato il 2020 è stato negativo per il settore vitivinicolo a causa del consistente stop alle vendite collegato alla pandemia e alle conseguenti misure restrittive (blocco dei canali Horeca), dal lato produttivo l’annata ha presentato risultati confortanti, con una produzione complessiva di vino e mosto pari a circa 47 milioni di ettolitri, solo il 2% in meno rispetto al 2019 (dati Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini). Inoltre, se da un lato la quantità 2020 è scesa di poco rispetto al 2019, il favorevole andamento climatico dell’annata ha consentito soprattutto di migliorare la qualità delle uve e questo rappresenta un ottimo presupposto per le successive fasi di lavorazione ed affinamento del prodotto italiano, sempre più leader a livello mondiale.
A conferma di queste valutazioni giungono i recenti dati dell’ICQRF (Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari).
Infatti, al 31 dicembre 2020 erano presenti 60,9 milioni di ettolitri di vino negli stabilimenti enologici italiani, oltre a 8,3 milioni di ettolitri di mosti e 2,8 milioni di ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (VNAIF). Rispetto al 31 dicembre 2019 si osserva un aumento delle giacenze del 4,4% per i vini ed una riduzione del 8,5% per i mosti e del 10,0% per i VNAIF (come evidenziato nella tabella che segue, estratta dal report ICQRF).
Tabella1: Variazione delle Giacenze di prodortti vitivinicoli rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – Dati in ettolitri
Fonte: ICQRF
Molto interessante è in particolare il dato relativo alla distinzione delle giacenze in base alle differenti categorie di prodotto: il 50,5% del vino presente in cantina è rappresentato dalle DOP, le IGP rappresentano il 27,4 del totale, i vini varietali solo l’1,3%, mentre il restante 20,8% è rappresentato da altri vini.
In cosa consiste il pegno rotativo non possessorio
Ne consegue l’elevato valore economico potenziale di tali giacenze e la necessità di farle diventare una fondamentale leva finanziaria per l’equilibrato sviluppo del settore vitivinicolo. Rispetto a tale esigenza, i territori più importanti del vino italiano possono finalmente trovare una concreta risposta con l’attivazione del pegno rotativo, strumento utile per trasformare il vino che riposa in cantina in liquidità finanziaria per le imprese.
Si fa qui riferimento allo strumento attivato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali attraverso il Decreto 23 luglio 2020 e relativo alla “Costituzione del pegno rotativo sui prodotti agricoli e alimentari a denominazione d’origine protetta o a indicazione geografica protetta, inclusi i prodotti vitivinicoli e le bevande spiritose”.
La conversione in legge del D.L. 18/2020, il cd. Cura Italia, avvenuta con la legge 27/2020, è stata ricca di novità per il settore agricolo e qui si richiama in particolare l’introduzione del pegno rotatorio, avvenuta tramite i nuovi commi da 2-duodecies a 2-quaterdecies, Tale istituto non rappresenta una novità per il settore, perché tale forma di “finanziamento” era già operativa in alcuni settori quali quello dei prosciutti, L. 401/1985 e quello dei prodotti lattiero caseari a lunga conservazione a denominazione di origine, L. 122/2001.
Tecnicamente il pegno rotativo sul vino è uno strumento finanziario attivabile attraverso l’intervento degli istituti bancari, i quali provvedono alla valorizzazione puntuale delle scorte da affinare e le convertono in garanzie utili per ottenere nuove linee di credito per la gestione e lo sviluppo delle imprese vitivinicole.
Si tratta di un pegno “non possessorio” in quanto per la sua costituzione non è necessario lo spossessamento del bene da parte del debitore, lasciando così inalterata la possibilità di stoccare il vino nel contesto del processo di invecchiamento. Ed è inoltre un pegno “rotativo”, nel senso che il debitore può sostituire i beni originariamente dati in garanzia con altri di uguale valore, dandone preventiva notizia al creditore, senza alcuna necessità di modifica della garanzia originariamente costituita.
Da ciò deriva sia una facilitazione nella costituzione del pegno stesso (dal momento che non sarà più necessario porre in essere gli adempimenti previsti per la costituzione del pegno ad ogni mutamento o sostituzione del prodotto oggetto del pegno), sia la possibilità per le aziende di valorizzare i prodotti vitivinicoli ancor prima che gli stessi vengano commercializzati (ossia quando ancora stoccati in magazzino).
Quindi viene offerta aziende vitivinicole italiane una grande opportunità in quanto attraverso il pegno rotativo possono virtualmente smobilizzare il prezioso patrimonio custodito in cantina (stimato in un paio di miliardi di euro per le “cantine” italiane), in attesa che questo diventi commercializzabile a 12, 18, 24 mesi o addirittura a distanza di molti più anni, come avviene per i vini più pregiati.
Per l’attivazione di questo nuovo strumento finanziario risulta di fondamentale importanza per le banche l’aspetto legato alla valorizzazione del magazzino delle aziende vitivinicole e tale operazione richiede di considerare due diversi approcci: uno relativo ai vini sfusi ed uno per i prodotti finiti.
Il vino sfuso, finchè non viene “vestito” ha un valore che risulta in buona parte indipendente dal brand ed è più legato al profilo qualitativo del prodotto oltre che, ovviamente, alla denominazione di appartenenza. Attraverso il processo di affinamento, che può durare anche 5 o 6 anni (per alcune riserve), il prodotto ha un valore che cresce nel tempo, via via che ci si avvicina al momento dell’imbottigliamento. Questo valore cresce sia per effetto delle operazioni che vengono effettuate (travasi, filtrazioni, passaggi in legno ecc.), sia per l’avvicinarsi del momento della certificazione.
Al momento della certificazione il prodotto sfuso ha un valore di vendita che può essere stimato con una maggiore approssimazione, in quanto si possono prendere a riferimento i parametri derivanti dai valori mercuriali delle Camere di Commercio oppure si possono rilevare gli effettivi valori delle transazioni di mercato. Tuttavia anche nel caso del prodotto finito è abbastanza semplice prendere degli “abbagli” se non si conoscono approfonditamente il profilo qualitativo del prodotto, il posizionamento e le dinamiche commerciali del brand aziendale, nonchè il markup unitario per tipologia di prodotto dato in pegno.
Il processo di valutazione standardizzato di Ettore Fieramosca
Per questo motivo la società di consulenza Ettore Fieramosca ha costituito un proprio team specializzato e con specifiche seniority in ambito vitivinicolo, in modo da effettuare adeguatamente il lavoro di due diligence e valutazione del magazzino delle aziende vitivinicole.
A pochi mesi dall’attivazione di questo nuovo strumento, il processo di valutazione standardizzato definito ed adottato dal team Ettore Fieramosca ha già consentito di operare per conto di Crédit Agricole Italia e di valorizzare il magazzino di alcuni operatori vitivinicoli presenti nei principali distretti italiani del vino di qualità.
In particolare il processo è stato articolato in varie fasi: dalla raccolta delle informazioni aziendali per la verifica documentale del magazzino, al controllo di legittimità sul prodotto da prendere in garanzia, per poi passare alla valorizzazione del prodotto candidato ad essere dato in pegno alla banca, fino al monitoraggio post concessione del pegno. L’analisi di alcuni milioni di bottiglie e la determinazione di diversi milioni di euro di valutato hanno rappresentano il miglior banco di prova per il nuovo procedimento di analisi e stima definito dal team Ettore Fieramosca.
Considerata l’importanza quanti-qualitativa della “cantina” Italia e l’inevitabile stress finanziario a cui saranno sottoposte nel corso del 2021 le imprese vitivinicole del nostro Paese in conseguenza del rallentamento del flusso commerciale causato dalla pandemia, l’attivazione del pegno rotativo rappresenta un’ottima notizia per creare un adeguato “cuscinetto” finanziario e le conseguenti condizioni favorevoli per un pronto rilancio del sett