Gli effetti della pandemia sull’’andamento del mercato fondiario in Italia nel 2020 sono stati meno gravi di quanto ci si poteva aspettare, grazie alla ripresa delle attività di compravendita intervenuta nella seconda parte dell’anno, successivamente al blocco delle attività notarili registrato nel primo semestre. Tuttavia, complessivamente è stato registrato un meno 8% rispetto al 2019 in termini di atti di compravendita dei terreni agricoli (dati del Consiglio Nazionale del Notariato), dato da mettere in correlazione oltre che all’emergenza pandemica anche alla brusca battuta di arresto relativa alla concessione di credito per l’acquisto di immobili in agricoltura.
Autore: Angelo Donato Berloco – senior advisor Ettore Fieramosca
Infatti il valore monetario delle transazioni si è fermato a 4,8 miliardi di euro (-21% rispetto al 2019), con una maggiore incidenza sulle transazioni di importo superiore ai 100.000 euro (numericamente esigue – 7% del totale – ma prevalenti in termini di valore – 64% del totale transato).
A preoccupare gli imprenditori agricoli è proprio il dato sul credito immobiliare agricolo (dati Banca d’Italia), in quanto le erogazioni complessive sono state pari a 319 milioni di euro (-42% rispetto all’erogato 2019) e questo dato riporta i valori quasi ai minimi storici riscontrati all’inizio del decennio 2010-2020.
Il credito immobiliare è un aspetto fondamentale per l’avvio e lo sviluppo di efficienti imprese agricole (soprattutto giovanili) e riporta in primo piano il tema della difficoltà di accesso al credito, più volte denunciato dagli operatori del settore che lamentano l’assenza di specifici strumenti agevolativi (in passato operava in tal senso la Cassa per la Formazione della Proprietà Contadina, l’Ismea o le stesse Regioni).
Il PNRR potrebbe essere di aiuto in tal senso, soprattutto se saranno superate le perplessità legate alla riforma della PAC attualmente in discussione.
L’annuale indagine curata dalle sedi regionali del CREA-PB – da quest’anno coadiuvati dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, con la partecipazione anche del dr. Angelo Donato Berloco (Senior Consultant di Ettore Fieramosca Srl) – non ha registrato particolari conseguenze sul fronte delle quotazioni medie nazionali dei terreni.
Di fatto nel 2020 il prezzo dei terreni agricoli è rimasto stazionario (-0,1% sul 2019) con flessioni maggiori in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Liguria, seguite da Toscana, Molise e Campania.
Sulle specifiche situazioni regionali attendiamo la pubblicazione del report annuale da parte del CREA-PB, che andrà ad esaminare le dinamiche dei differenziati mercati immobiliari agricoli a livello di localizzazione e tipologia colturale.
Anche per il mercato degli affitti il CREA-PB ha rilevato che l’emergenza sanitaria non ha inciso in maniera sostanziale, con effetti limitati solo ad alcuni comparti che più di altri hanno registrato un’attività economica in flessione in conseguenza dei blocchi dovuti al Covid-19 (floricoltura, viticoltura e agriturismo).
L’incertezza legata alla pandemia ha indotto molti operatori a preferire l’affitto piuttosto che optare per l’acquisto di nuovi terreni.
Nel complesso, pertanto, l’istituto dell’affitto continua a rappresentare il principale strumento di flessibilità a disposizione degli imprenditori per ampliare le proprie superfici aziendali.
L’indagine ha registrato una maggiore propensione al rinnovo dei contratti in affitto piuttosto che alla stipula di nuove contrattazioni, quasi sempre senza modificare l’importo del canone, per via della proroga concessa ai Programmi di Sviluppo Rurale. La scadenza dei contratti di affitto rimane di fatto tradizionalmente collegata alle politiche comunitarie.