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Per il cibo bio un altro anno positivo: bene il mercato interno, vola l’export

22 Settembre 2021

Gli ultimi dati diffusi durante il “Sana” di Bologna fotografano un settore in piena salute: ai quasi 5 miliardi di spesa nel mercato interno si aggiungono altri 3 miliardi di esportazioni. L’Italia è ormai il secondo bio-exporter globale, dopo gli Usa, con una crescita in valore delle spedizioni oltre frontiera del 156% in 10 anni e dell’11% nel 2021.

Le dimensioni del mercato bio italiano

Il carrello degli italiani si fa sempre più green, con un valore complessivo degli acquisti alimentari che nel 2021 ha raggiunto i 4,6 miliardi di euro, considerando sia il canale domestico che i consumi fuori casa. È quanto è emerso dagli ultimi dati dell’Osservatorio Sana 2021, curato da Nomisma, e diffusi durante la 33° edizione del Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, che si è svolta  dal 9 al 12 settembre a Bologna.

Rispetto a dieci anni la spesa destinata a cibi e bevande biologiche è più che raddoppiata (+133% sul 2011) mettendo a segno, nei primi sette mesi del 2021 un incremento del 5% sul corrispondente periodo del 2020. Il canale maggiormente dinamico è stato quello dell’away from home con una crescita tendenziale del 10%, di riflesso alle progressive riaperture di ristoranti e pubblici esercizi e al minor ricorso allo home working. I consumi tra le mura di casa, che rappresentano la fetta più grande della spesa ( 3,9 miliardi, pari all’85% del totale) hanno registrato un incremento più contenuti (+4%).

Nel mercato domestico rimane sempre la Distribuzione Moderna il canale di riferimento, con un valore delle vendite di poco sotto ai 2,2 miliardi di euro (circa il 56% del totale dei consumi) e un aumento del 2% sul 2020. Al secondo posto si colloca la rete dei negozi specializzati che sfiorano il miliardo di euro di vendite e continuano a crescere, facendo registrare un incremento del +8% rispetto all’anno precedente. In espansione  le vendite anche negli altri canali (Negozi di vicinato, farmacie, parafarmacie, mercatini, GAS) che hanno raggiunto un valore di 723 milioni di euro (+5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

All’interno della Distribuzione Moderna, nel 2021 il canale Iper+Super ha veicolato 1,4 miliardi di euro di vendite di prodotti bio, con dimensioni stabili rispetto allo stesso periodo del 2020. Segue, per ampiezza, il canale Discount (205 milioni di euro), che segna inoltre una decisa crescita (+11%). Ma è soprattutto l’e-Commerce a registrare l’incremento più significativo: +67% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con 75 milioni di euro di vendite. Infine, gli Specialisti Drug che, nonostante rappresentino una quota ancora marginali delle vendite della Distribuzione Moderna (2 milioni nel 2021), risultano in forte espansione rispetto allo scorso anno: +63% (Anno Terminante Luglio 2021).

I Prodotti Bio più venduti

La composizione degli acquisti bio presso la Distribuzione Moderna identifica nella drogheria alimentare (pasta, prodotti da forno, conserve, sughi) la prima categoria per vendite a valore – con una incidenza pari al 57% del totale del carrello. Seguono il reparto del fresco (formaggi, salumi, yogurt, uova) con una quota del   21% e l’ ortofrutta (12%). A livello di singole referenze guidano la classifica dei prodotti più acquistati le uova ( 137,7 milioni di euro, -5,2% sul 2020) , le  confetture e spalmabili a base di frutta (106,5 milioni, -2,5%) bevande vegetali (69 mln , +4,5%).

Confrontando l’andamento della spesa agroalimentare in generale e quella biologica nei punti vendita della Gdo, emerge nel complesso una crescita più contenuta del biologico rispetto al totale ( +2,2% a fronte del 3,8%). Più nel dettaglio il segmento del fresco e del freddo che complessivamente sono avanzati del 4,8% e del 3,8% hanno fatto registrare una flessione delle vendite bio (rispettivamente -2,6% e -0,2%), mentre  gli acquisti di prodotti biologici ortofrutticoli e di pet care hanno fatto segnare un incremento inferiore al quanto registrato dal totale delle categorie. Carni (+15,7), drogheria (+2,6%) e bevande bio (+7,8%) hanno invece performato meglio dei prodotti convenzionali ( rispettivamente  +10,4%, +0,9% , +6,9% le variazioni della categorie nel loro complesso).

L’ export bio italiano

Ancora più positiva è stata le performance delle esportazioni di prodotti alimentari biologici italiani nel 2021. Secondo i dati raccolti mediante un’indagine diretta sulle imprese, condotta da Nomisma per conto dell’ ICE e di Federbio, le vendite di bio made in Italy hanno raggiunto quota 2,9 miliardi di euro, evidenziando una crescita del +11% rispetto all’anno precedente, in linea con il trend dell’export agroalimentare nel complesso (+10% nei primi sei mesi di quest’anno). Nel decennio, il valore delle esportazioni Italiane del segmento ha registrato una crescita del 156%, quindi quasi due volte e mezzo rispetto al valore del 2011.  Sui mercati esteri il biologico italiano vale circa il 6% dell’export agroalimentare nazionale totale, il 76% del food a marchio DOP/IGP e il 42% dell’export di vino: numeri che confermano il ruolo di spicco del comparto all’interno del paniere del food & wine Made in Italy.  Il ruolo del nostro Paese nelle spedizioni oltre frontiera di prodotti alimentari biologici è sancito poi dalla seconda posizione nella classifica globale dei maggiori export bio: nel 2021 l’italia si è infatti collocata alle spalle degli Stati Uniti, il primo player globale.

Il consumatore italiano di prodotti bio

La crescita dei consumi domestici riflette il progressivo ampliamento della consumer base (almeno una occasione di acquisto negli ultimi 12 mesi) che nel 2021 ha raggiunto ormai l’89% delle famiglie (nel 2012 questa percentuale era del 53%). Questo significa che oggi quasi 9 famiglie su 10 hanno acquistato almeno una volta nell’ultimo anno un prodotto biologico e che in soli 9 anni il numero di famiglie acquirenti è aumentato di circa 10 milioni.

E il bio non è di certo una moda: in oltre la metà delle famiglie italiane (54%), cibo e bevande bio si consumano almeno una volta a settimana e per il 50% dei responsabili degli acquisti alimentari il biologico nel carrello rappresenta sempre la prima scelta, soprattutto per alcune categorie di prodotti come frutta, verdura e uova. Ma qual è il profilo del frequent user bio?

Diversi sono i fattori che incidono sull’interesse verso i prodotti bio: in primis il reddito e il titolo di studio (la quota di frequent user è più alta tra i responsabili di acquisto con reddito mensile e titoli di studio medio-alti), ma anche la composizione del nucleo familiare (dove ci sono figli e, in particolare, bambini con meno di 12 anni, la percentuale di user abituali cresce fino al 62%). Anche le abitudini alimentari influenzano il consumo frequente di prodotti bio: nelle famiglie in cui ci sono vegetariani o vegani il tasso di frequent user bio sale al 76%.

La dinamica dei consumi e le vendite nei diversi canali si è resa possibile grazie all’evoluzione degli assortimenti, tantopiù che il 52% dei consumatori si dichiara soddisfatto rispetto all’offerta a scaffale (anche se solo l’11% lo è completamente). Questo ha innalzato il livello di fedeltà di molte famiglie italiane, che non hanno modificato le proprie abitudini di acquisto verso il bio neanche durante la pandemia: il 62% degli user bio, infatti, continua a comprare bio come nel pre-Covid e il 25% ha addirittura aumentato la propria spesa, spinto da necessità salutistiche e scelte sostenibili sempre più impellenti.

Complessivamente tra gli attributi incentivanti all’acquisto di biologico c’è la provenienza: il 57% decide di comprare un prodotto bio se gli ingredienti sono di origine italiana e il 37% se la sua provenienza è locale o a km zero.

Ma qual è la leva che guida il primo acquisto? Sicuramente la curiosità (per un 57%), ma ancor di più la voglia di mettere a tavola prodotti di elevata qualità che garantiscano benefici sulla salute (64%) poiché privi di pesticidi e chimica di sintesi. Tra i fattori che invece continuano ad attrarre i consumatori abituali, compaiono anche altri valori che il bio incorpora, primo tra tutti la sostenibilità: il rispetto della biodiversità, del suolo, il benessere animale ma anche il giusto compenso per i lavoratori agricoli che lo producono rappresentano dei buoni motivi per comprare un prodotto alimentare biologico secondo il 39% dei consumatori.

Anche le caratteristiche della confezione sono importanti nelle scelte di acquisto: il packaging del prodotto bio deve essere sostenibile, il che si traduce, per il 52% dei consumatori, in una confezione riciclabile al 100% oppure totalmente compostabile (per un altro 27%).

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