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Previsioni a breve termine per i mercati agricoli europei

31 Luglio 2021

Sono buone le prospettive per l’agroalimentare comunitario che emergono dall’ultimo Short- Term outlook della Commissione Europea diffuso a luglio. In uno scenario caratterizzato dalla revisione in positivo delle prospettive di crescita economica per l’area Euro, di pari passo alla progressione della campagna vaccinale, anche il settore agricolo, seppure con le inevitabili differenze da comparto a comparto, manifesta una evoluzione positiva dei vari indicatori. I seminativi sono avvantaggiati dalla forte progressione dei prezzi, sotto la spinta della domanda cinese, mentre tra le colture specializzate, bene per l’olio di oliva e il vino per i quali, oltre alla riapertura del circuito Horeca incide positivamente anche la ripresa delle esportazioni verso gli Stati Uniti, dopo la sospensione dei dazi di ritorsione. Annata pessima invece per la frutta estiva, con la produzione compromessa dalle gelate primaverili. Scenario complesso anche per la zootecnia che sta fronteggiando un aumento eccezionale dei prezzi dei mangimi, anche se in parte compensati dal buon andamento dei prezzi.

Scenario Macroeconomico

La riapertura dei servizi di ristorazione e l’allentamento delle restrizioni ai viaggi nell’UE, resi possibile grazie ai progressi della campagna vaccinale stanno determinando un impatto positivo sulla stagione turistica e sui consumi alimentari dell’UE in generale. Il quadro che emerge dalle ultime previsioni a breve termine per i mercati agricoli della Ue nel 2021, diffuso a luglio dalla Commissione europea, conferma le prospettive positive della primavera scorsa, anche se si acuiscono le incertezze sulla capacità di controllare la diffusione della variante Delta del virus COVID-19 e sul suo possibile impatto per le persone vaccinate. Nel frattempo le prospettive di crescita reale della Ue sono state riviste al rialzo al +4,7%, in previsione dell’atteso rimbalzo dei consumi privati e della domanda estera di beni e servizi dell’UE a partire dal terzo trimestre del 2021, nonchè del ruolo di traino agli investimenti offerto dal programma del NextGenerationEU. L’impatto della crisi sulla disoccupazione dovrebbe rimanere contenuto, sebbene i giovani lavoratori e le donne siano relativamente più colpiti. Dopo un aumento del 7,8% nel 2020, la BCE prevede che la disoccupazione nell’area dell’euro raggiungerà un picco dell’8,2% nel 2021 e tornerà ai livelli pre-crisi del 7,4% entro il quarto trimestre del 2023.

Le migliori prospettive di crescita a livello mondiale e dell’UE stanno facendo aumentare i prezzi globali delle materie prime, nonché i prezzi dell’energia e dei trasporti. Secondo la BCE l’inflazione nell’area dell’euro raggiungerà un picco del 2,6% nel quarto trimestre del 2021 a causa del rimbalzo dei prezzi dell’energia e dell’aumento dei costi dei fattori produttivi.

In particolare la massiccia domanda di importazione di mangimi dalla Cina sta contribuendo all’incremento dei listini dei cereali e dei semi oleosi, avvantaggiando i coltivatori di seminativi dell’UE, per i quali si prevedono mediamente buone prospettive di produzione. Le ondate di freddo primaverili hanno avuto un impatto limitato su queste colture e sui prodotti lattiero-caseari (ritardando la crescita dell’erba), mentre hanno colpito duramente il settore frutticolo.

Per quanto riguarda gli scambi commerciali si prevede che la domanda da parte degli Stati Uniti e della Cina, rispettivamente seconda e terza destinazione dei prodotti agroalimentari dell’UE, dove la situazione sanitaria è notevolmente migliorata, orienterà le esportazioni dei Paesi membri, in particolare di prodotti lattiero-caseari, carni suine, vino e olio d’oliva. Il commercio bilaterale con il Regno Unito, prima destinazione di esportazione dell’UE, ha iniziato a riprendersi dopo un drastico calo nei due mesi successivi alla fine del periodo di transizione della Brexit. Per quanto concerne l’export verso altre destinazioni, la Commissione prevede che l’instabilità sanitaria in Brasile, India, Russia e Africa non dovrebbe pesare negativamente sulle prospettive commerciali dell’UE.

Un fronte di preoccupazione e incertezza è invece rappresentato dalla situazione nell’ovest degli Stati Uniti, con il 26% della regione che soffre di una siccità eccezionale e un ulteriore 29% di una siccità estrema, che sta aumentando il rischio di incendi boschivi e compromettendo la produzione agricola.

Seminativi

Per quanto riguarda più da vicino i seminativi, la tendenza al rialzo dei prezzi ( +36,6% l’incremento dell’indice Fao su base annua)  trae le sue ragioni da una domanda cinese di mais e grano molto sostenuta e da quella degli Usa di biodiesel. A guidare i rialzi è soprattutto il mais, che nonostante una produzione prossima al record ha visto scendere ai minimi da 8 anni le scorte globali per effetto del boom dell’import cinese  (quasi il +300% su base annua). Per il grano le scorte dovrebbero invece rimanere stabili, nonostante il significativo incremento della domanda di alimenti e mangimi, grazie a una produzione mondiale prevista su livelli record per il 2021/22 .  In Europa si prevedono per questa campagna produttiva circa 288,7 milioni di tonnellate, il 4% in più su base annua. Allo stesso modo, la produzione di semi oleosi e colture proteiche dell’UE potrebbe raggiungere rispettivamente 30,1 milioni di t (+9,5%) e 4,6 milioni di t (+6,7%).

Colture specializzate

La produzione di olio d’oliva dell’UE si è attestata a 2,1 milioni di tonnellate in aumento del 7% rispetto alla scorsa campagna 2019/2020. La ripresa della domanda Ue, con la riapertura dei pubblici servizi, e la crescita delle esportazioni fuori dai confini comunitari dovrebbero ridurre le scorte di olio al di sotto della soglia delle 400.000 tonnellate. Uno scenario che ha portato ad un aumento generalizzato dei listini, in particolare degli extravergini nei principali areali di produzione di Spagna, Italia e Grecia, che risultano superiori alle medie quinquennali.

Nel periodo ottobre-aprile, l’UE ha esportato il 24% in più di olio verso gli Stati Uniti, compensando abbondantemente le perdite in altri mercati. L’eliminazione delle tariffe di ritorsione ( che gravavano sul prodotto spagnolo)  dovrebbe aiutare a sostenere ulteriormente  questa crescita. La Commissione inoltre prevede una ripresa nei mercati asiatici, che dovrebbe tradursi  in un incremento dei quantitativi spediti del 29% rispetto alla media degli ultimi 5 anni.

Per quanto riguarda la prossima campagna olivicola-olearia, dalle prime ricognizioni sembrerebbe che l’ondata di freddo primaverile abbia avuto un impatto limitato sulla fioritura in Spagna, mentre potrebbe aver creato quale problema presso il principale bacino produttivo italiano ( in Puglia), dove il repentino calo termico era stato preceduto da alte temperature che avevano innescato una fioritura precoce. Una stima prudente suggerirebbe che il raccolto UE 2021/22 sia paragonabile a quello attuale. L’effetto combinato tra un livello produttivo medio e scorte iniziali basse, dovrebbe continuare a sostenere i prezzi dell’olio d’oliva nell’UE a breve termine.

Relativamente al settore vinicolo, la Commissione prevede una stabilità delle scorte grazie all’effetto congiunto tra crescita produttiva (157 milioni di ettolitri, dato superiore alla media), ripresa del consumo di vino nella Ue, maggiore produzione di distillati (per effetto della  misura della distillazione di crisi)  e incremento dell’ export. A orientare positivamente le stime sull’export della Commissione (+4% la crescita in volume attesa nella campagna 2020/21 sul 2019/20)  sono sia la sospensione dei dazi statunitensi, che hanno colpito soprattutto i vini francesi, sia  l’attesa ripresa dei flussi commerciale da e verso il Regno Unito, dopo il crollo nei primi mesi del 2021 (-15% nel periodo gen-aprile) dovuto sia alle difficoltà di tipo amministrativo-burocratico sia alle scorte di prodotto accumulato nel Pre-Brexit. Per quanto riguarda gli altri mercati, le esportazioni verso la Cina sono aumentate in volume (+7%) ma sono diminuite in valore (-15%), mentre le esportazioni verso il Giappone sono diminuite del -9% in volume, ma sono aumentate del 18% in valore.

Per i pomodori, ci si attende una produzione comunitaria in crescita del 5% sul 2020, trainata dai pomodori da industria (+9%). La pressione della domanda e le scorte scarse hanno infatti sostenuto la produzione dei principali paesi produttori: Italia (+5%), Spagna (+17%) e Portogallo (+11%).

La necessità di soddisfare il crescente fabbisogno interno continuerà a imprimere un segno positivo anche alle importazioni di pomodori freschi che sono previste in crescita del 7% sul 2020. Tra i Paesi fornitori, il Marocco rimane di gran lunga la principale fonte di approvvigionamento (con una quota del 70% nel 2020), anche se a registrare la crescita più sostenuta sono state le importazioni dalla Turchia che pesano per circa il 17% e hanno avuto un incremento del 36%.

Le esportazioni dell’UE di pomodori freschi, in calo dal 2013, dovrebbero diminuire ulteriormente nel 2021 e raggiungere un  record  negativo di 350 mila tonnellate (-21%/2020). Il forte calo è guidato dalla flessione degli invii oltre Manica (-37% in gennaio-aprile 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso), il più grande mercato di esportazione dell’UE (52%).

Annata molto negativa per le pesche e nettarine, con la produzione falcidiata dalle gelate primaverili che hanno danneggiato le gemme in fiore dopo le alte temperature di inizio stagione.  Le ultime stime indicano un crollo produttivo del 20% su un 2020 a sua volta caratterizzato da una produzione scarsa e del 27% sulla media degli ultimi 5 anni. Si prevede che la carenza di prodotto fresco inciderà sulla disponibilità di prodotto destinato alla trasformazione e determinerà una riduzione del 36% delle esportazioni di fresco e del 30% di quelle di pesche in scatole ed essiccate.

Zootecnia da latte e da carne

Per quanto riguarda il comparto lattiero caseario, si sono ridotte le consegne di latte dell’UE in primavera a causa del freddo che ha ritardato il picco stagionale, ma le piogge di maggio hanno ripristinato la qualità e la disponibilità dell’erba nei mesi successivi, portando a una ripresa della crescita della produzione di latte prevista di circa lo 0,8% nel 2021. I prezzi dei prodotti lattiero-caseari nell’UE continuano a migliorare, trainati dalla domanda cinese che guida i prezzi mondiali, e ciò dovrebbe in una certa misura compensare l’aumento dei costi dei mangimi..

Per la carne bovina, le previsioni indicano una contrazione produttiva nell’UE nel 2021, principalmente a causa della riduzione della mandria combinata alla minore domanda dei servizi di ristorazione, mentre le esportazioni verso i mercati ad alto valore dovrebbero continuare ad aumentare grazie ai recenti accordi commerciali (es. Canada, Giappone). È attesa invece in crescita la produzione di carne suina nel 2021, grazie alla produzione aggiuntiva in alcuni paesi dell’UE che ha più che compensato la diminuzione in Germania dovuta alla diffusione della peste suina africana. Sebbene gli invii verso il Regno Unito si siano fortemente ridotti, l’export complessivo di carne suina dell’UE dovrebbe crescere nuovamente nel 2021. Il quadro è invece piuttosto complesso per le carni avicole, con l’influenza aviaria che sta colpendo i principali produttori di pollame dell’UE e una produzione attesa di conseguenza in calo sul 2020.  La domanda non dovrebbe risentire della riapertura dei servizi di ristorazione, e le esportazioni complessive dovrebbero diminuire. Nonostante i prezzi elevati, i margini sono sotto pressione a causa dei costi elevati dei mangimi. Il mercato della carne ovina dell’UE deve far fronte invece a forti carenze di approvvigionamento globale e nazionale (la produzione dell’UE è stabile), portando a prezzi relativamente alti.

 

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