Dopo un inizio campagna difficile, condizionata dalle restrizioni del circuito Horeca e dalle incognite sulla domanda estera, il mercato del vino italiano ha ripreso slancio a partire dalla scorsa primavera, determinando diffusi recuperi dei prezzi all’origine. Il bilancio della campagna è comunque negativo sul fronte dei prezzi, con una flessione media che secondo i dati Ismea è stata complessivamente del 3,2% sulla scorsa campagna, anche di riflesso ad una disponibilità di prodotto piuttosto importante e, contrariamente alle stime, superiore alla vendemmia precedente. Sul mercato domestico, rallentano, per effetto delle riaperture serali dei ristoranti e bar, gli acquisti presso la Gdo, anche se i valori della spesa delle famiglie permangono su livelli superiori rispetto all’epoca prepandemica. All’estero la crescita a doppia cifra dei flussi in valore nei mesi di marzo e aprile fa ben sperare sul proseguio dell’anno.
La tendenza al recupero dei listini, avviatasi ad aprile sotto la spinta dell’allentamento delle misure restrittive, sta proseguendo anche durante l’estate interessando un po’ tutte le tipologie. Sempre secondo l’ultimo aggiornamento del mercato di Ismea contenuto nel report Tendenze, nei bianchi comuni si è passati dai 3,12 euro l’ettogrado di marzo ai 3,64 euro di luglio, con una decisa accelerazione in Sicilia dove le quotazioni hanno raggiunto un range tra i 3,15 euro e i 3,45 euro l’ettogrado contro i 2,6-3,3 euro l’ettogrado di marzo. Incrementi analoghi anche in Emilia Romagna. L’andamento dei listini dei rossi comuni non si è discostato molto da quello descritto in precedenza, sebbene con incrementi percentuali inferiori ai bianchi: a luglio il prezzo medio è stato di di 4,16 euro l’ettogrado contro i 4,03 di marzo. Nelle Igt la rivalutazione è piuttosto generalizzata, con dinamiche particolarmente positive in Emilia, Veneto e Puglia, sebbene le perdite dei mesi precedenti lascino la media dei prezzi su livelli inferiori rispetto alla campagna precedente. Tra le Denominazioni più importanti si sono registrati incrementi per il Pinot Grigio delle Venezie e Prosecco, tra i bianchi, mentre tra i rossi, lievi aumenti per Barolo e Valpolicella, Romagna Sangiovese e Chianti, tornato a giugno sopra i 110 euro l’ettolitro, e infine per il Chianti classico attestato nello stesso mese a 267 euro l’ettolitro.
Quanto alla situazione delle giacenze, altro indicatore importante sullo stato di salute del settore, dall’ultima ricognizione di Cantine Italia di fine giugno 2021 emerge un livello poco superiore all’anno scorso ( 49,3 milioni di ettolitri di vini e mosti contro i 49,2 del giugno 2020). Considerando il buon ritmo delle consegne registrato negli ultimi mesi è lecito attendersi che le giacenze finali, che comunque risulteranno dalle dichiarazioni al 31 luglio, risultino almeno non superiori a quelle dello scorso anno.
Guardando alle dinamiche della domanda finale, si osserva, relativamente al mercato domestico, una rallentamento delle richieste da parte delle insegne della grande distribuzione organizzata in Italia, anche se permangono sui livelli superiori a quelli pre-pandemia. La riapertura primaverile del canale Horeca ha rallentato la corsa agli acquisti nei format della GDO soprattutto per il vino, mentre gli spumanti, Prosecco in testa, continuano nella loro corsa a due cifre anche perché lo scorso anno in occasione del primo lockdown le bollicine avevano sofferto particolarmente. Nel primo semestre del 2021, infatti, il totale vini e spumanti ha messo a segno un incremento molto limitato a volume a fronte di una decisa crescita dei prezzi. Tra i diversi segmenti del vino si registra l’ulteriore crescita dei vini Doc-Docg, in tutte le sue segmentazioni di colore, a fronte della decisa flessione dei vini comuni e una sostanziale tenuta delle Igt. Nonostante, quindi, il calo in volume del 2%, le vendite di vino nella GDO si posizionano su livelli comunque superiori a quelli dello stesso periodo del 2019, ultimo anno da poter considerare “normale”, a segnare ancora una volta il cambiamento di abitudini nel consumo che si sta sempre più radicando anche nell’off trade. Il minimo comun denominatore di questo primo semestre 2021 è l’aumento dei prezzi in tutti i segmenti a dimostrazione di un mercato che, nonostante tutto, resta dinamico.
Relativamente alle esportazioni, nonostante la pandemia e le difficoltà logistiche e di trasporti che affliggono da tempo il commercio internazionale, i dati delle esportazioni italiane di aprile risultano molto incoraggianti. I mesi di marzo ed aprile, con una progressione dell’export in valore rispettivamente del 12% e del 29% su base annua, hanno infatti permesso di recuperare le perdite registrate nel primo bimestre del 2021. Nel complesso i primi 4 mesi dell’anno hanno visto 5 milioni di ettolitri varcare i confini nazionali, il 3% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tuttavia la crescita dei fatturati (+4%) fa bene sperare per il prosieguo dell’anno. Gli spumanti, Prosecco in testa, sono tornati a trainare l’export ,dopo lo stop legato al primo grande lockdown dello scorso anno, facendo registrare un +8% in volume e +7% in valore rispetto al primo quadrimestre 2020. Nei vini fermi, di contro, c’è stato un calo significativo dello sfuso mentre i vini in bottiglia hanno tenuto in termini di quantità ma con un incremento del 5% in valore. Tra i Paesi clienti si segnala il recupero in volume dell’export negli Usa e in valore in Germania. Performance deludente, invece, nel Regno Unito, mentre Cina e Russia hanno fatto ripartire la domanda.
Stato del vigneto Italia alla vigilia della vendemmia 2021
Dalla ricognizione dei vigneti fatta da Ismea a pochi giorni dall’avvio delle operazioni di raccolta emerge una situazione nel complesso buona, sebbene non siano mancati nel corso degli ultimi mesi motivi di apprensione. Il primo grande problema si è verificato con le gelate della settimana dopo Pasqua (del 7, 8 e 15 aprile), con minime scese anche sotto i -4 °C. L’impatto è stato diversificato tra aree e vigneti, ma certamente a essere più colpiti sono stati quei contesti caratterizzati da uno sviluppo vegetativo più avanzato. In molte aree, infatti, i danni sono stati importanti e non hanno permesso una nuova germogliazione, in altre aree, invece, le perdite sono state parzialmente riassorbite. Qualche ulteriore problema è riconducibile alle scarse piogge durante tutto l’arco dello sviluppo vegetativo, sebbene – come ormai consuetudine negli ultimi anni – non siano mancati eventi piovosi estremi, con precipitazioni abbondanti accompagnate da grandine e vento.