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Agroalimentare: le dinamiche principali del terzo trimestre del 2021

15 Dicembre 2021

La congiuntura del settore agroalimentare negli ultimi due trimestri dell’anno appare fortemente condizionata dal perdurare della fiammata dei prezzi delle materie prime, che rischia globalmente di frenare la ripresa economica fino a questo momento molto più rapida e consistente del previsto.

Come evidenzia l’Ismea nell’ultimo rapporto AgriMercati appena pubblicato, sotto la spinta dell’aumento del prezzo petrolio (Brent), praticamente raddoppiato nell’arco di un anno e dei rincari record dei prodotti energetici e delle altre materie prime (rispettivamente del +70% e +57%), i mercati agricoli internazionali stanno reagendo con forti tensioni al rialzo (+31% a ottobre il Food price index della FAO su base annua, trainato da oli vegetali, cereali e zucchero).

Analogamente, anche in Italia i prezzi dei prodotti agricoli e dei mezzi correnti di produzione proseguono la loro corsa al rialzo intrapresa a inizio 2021. Secondo l’indice elaborato da Ismea, l’incremento dei listini agricoli registrato nel terzo trimestre è stato del 14,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sintesi dell’aumento di quasi il 20% dei prodotti vegetali e del 10% di quelli zootecnici. Sul fronte dei mezzi correnti di produzione, l’indice Ismea ha rilevato nello stesso periodo un aumento tendenziale del 7,2%, di riflesso ai rincari dei prodotti energetici (+24,4%), dei mangimi (+8,4%) dei ristalli (+7,3%) e dei concimi (+10,8%).

Nel terzo trimestre, il valore aggiunto del settore primario ha subito un lieve arretramento su base annua (-1%), mentre il numero di occupati è rimasto per lo più stabile sul livello dell’analogo periodo del 2020 (+0,3%), a fronte di un lieve calo delle ore lavorate (-0,5%).

Sul fronte del commercio estero, le esportazioni del settore hanno raggiunto, a settembre 2021, un valore di 37,7 miliardi di euro (+12,6% su base annua), lasciando prevedere il superamento della soglia record dei 50 miliardi di euro a fine anno. La crescita delle spedizioni ha riguardato tutte le principali produzioni del made in Italy, tra cui in particolare i vini (+15,5% in valore, +8% in volume rispetto al periodo gennaio-agosto 2020), i formaggi e latticini (+11% in valore, +9% in volume) e i prodotti della panetteria e pasticceria (+18% in valore e +16% in volume).  Hanno subìto, invece, una battuta d’arresto le spedizioni oltre confine di pasta (-9% in valore, pari al -14% in volume) e dei preparati e conserve di pomodoro (-2% in valore, -10% in volume), per i quali il confronto avviene con un anno in cui l’export aveva raggiunto valori particolarmente alti.

Germania, Stati Uniti e Francia si confermano le principali destinazioni delle esportazioni agroalimentari nazionali; in particolare, il made in Italy cresce in maniera rilevante sul mercato statunitense (+16,6 su base annua), in Germania si registra un aumento dell’8% e in Francia del 6,8%. Nei primi otto mesi del 2021 anche le spedizioni verso il Regno Unito hanno mostrato una leggera ripresa rispetto al calo del primo semestre causato delle difficoltà legate alla Brexit. Gli invii verso la Cina fanno segnare un balzo in avanti del 47% sullo stesso periodo del 2020. Nello stesso periodo crescono anche le importazioni (+8,3%) ma resta comunque confermato il segno positivo del saldo della bilancia commerciale agroalimentare, con un surplus di 2,9 miliardi di euro.

Sul mercato interno, si conferma la crescita in valore dei consumi alimentari tra le mura domestiche (+0,7%), malgrado il confronto con un’ annata eccezionale come il 2020 e il graduale ritorno alla normalità con la riapertura della ristorazione. Secondo i dati del panel Ismea-Nielsen la spesa delle famiglie per alimenti e bevande nei primi 9 mesi del 2021 è cresciuta dello 0,7% su base annua, di riflesso all’incremento generalizzato dei prezzi che sta interessando quasi tutti i comparti.

L’analisi dell’Ismea prosegue poi illustrando più nel dettaglio le dinamiche delle principali coltivazioni vegetali.

Frutta

Il mercato della frutta, nel terzo trimestre, mostra un’eccezionale vivacità collocandosi in fase di graduale passaggio dai prodotti estivi a quelli autunno-vernini. Gli scambi sono stati agevoli perché caratterizzati da un’offerta molto limitata a causa delle gelate primaverili che hanno colpito le principali drupacee (albicocche, pesche, nettarine, percoche e susine) ma anche pere, mele, kiwi e nocciole. In tale contesto, i listini all’origine hanno registrato un forte aumento dei prezzi, +15% su base annua, che però non compensa la flessione produttiva. Anche la produzione di ortaggi è stata compromessa dalle condizioni climatiche estreme che hanno colpito le varie aree del Paese, determinando diffusi aumenti dei prezzi (+18% nel terzo trimestre). Sul fronte dei costi di produzione, la fiammata dei prezzi dei prodotti energetici (+24% rispetto al 2020) e dei concimi (+11%) ha determinato un ulteriore aggravio della performance economica delle aziende orto- frutticole.

Frumento

Il quadro produttivo mondiale del frumento duro si prospetta in flessione nel 2021, in ragione del sensibile calo dell’offerta in Canada (-46% sul 2020) determinato dalla forte siccità che ha colpito quei territori. La tendenza rialzista del mercato, osservata già durante la scorsa campagna di commercializzazione, sta proseguendo anche a partire dal luglio 2021, inizio della campagna 2021/22, evidenziando vistosi aumenti dei prezzi; è infatti da sottolineare che i prezzi all’origine del mese di luglio 2021 si erano avvicinati a quelli record registrati nel 2008, nei tre mesi successivi gli incrementi sono stati tali da spingere le quotazioni a oltrepassare la soglia record di 500 euro/t. In tale contesto, la preoccupazione dell’industria italiana di trasformazione del frumento duro è rivolta alla difficoltà di approvvigionamento a fronte della rarefazione dell’offerta mondiale. Paradossalmente, la flessione della domanda dei prodotti trasformati al consumo e all’export che si prospetta per l’intero anno, potrebbe limitare lo squilibrio tra offerta di materia prima e domanda dell’industria di trasformazione.

Il quadro produttivo mondiale del frumento tenero si prefigura in lieve aumento nel 2021 (+0,5% sul 2020), anche se risultano in contrazione l’offerta e le scorte dei principali paesi esportatori, con particolare riferimento a USA, Canada, Russia e Australia. Negli ultimi mesi anche per il frumento tenero si sono osservati rilevanti aumenti dei prezzi di riflesso all’aumento dei costi di trasporto e di tutte le materie prime.

Anche per il mais e per la soia, le stime indicano una produzione mondiale in aumento nel 2021, ma i timori sul livello delle scorte accanto a fenomeni speculativi hanno determinato forti rincari dei prezzi, che nel caso del mais,  hanno raggiunto il livello record degli ultimi 20 anni, lo scorso mese di ottobre.

Vino

La campagna vendemmiale 2021/22 a livello mondiale si caratterizza per una flessione di produzione. Le stime OIV, infatti, collocano i volumi del 2021 a 250 milioni di ettolitri, il 4% in meno rispetto all’anno precedente determinato essenzialmente dalle riduzioni nella UE, Francia in primo luogo, a fronte di incrementi nell’Emisfero Sud.

Per l’Italia le stime ISMEA/UIV di settembre 2021, indicano una produzione di 44,5 milioni di ettolitri, il 9% in mento rispetto all’anno precedente, che permette comunque di mantenere la leadership mondiale. In tale situazione, il mercato ha risposto con aumenti dei listini, sebbene non sempre in linea con le aspettative dei produttori.

Sul fronte della domanda interna, l’apertura della ristorazione ha determinato una lieve battuta d’arresto delle vendite in volume presso i format della GDO che restano tuttavia su livelli superiori a quelli del 2019.

Sul mercato estero invece, i primi otto mesi del 2021 hanno mostrato una crescita dell’export in volume dell’8% che si traduce in un incremento del valore del 16% che fanno ben sperare sulla riconferma anche a fine 2021 della leadership mondiale dell’export in volume e il superamento, per la prima volta, dei sette miliardi di euro. Restano però delle problematiche non indifferenti e che non investono solo il settore vitivinicolo. L’incremento dei costi delle materie prime, infatti, e le perduranti difficoltà legate alla logistica rischiano di diminuire pesantemente le marginalità degli operatori.

Olio di oliva 

La campagna olivicola 2021/22 non si annuncia particolarmente abbondante sul fronte produttivo. Dalle prime indicazioni elaborate da Ismea e Unaprol si profila, infatti un’altra annata difficile per l’olivicoltura nazionale. Sebbene, infatti, le prime stime indichino una produzione superiore allo scorso anno, le 315 mila tonnellate, previste a settembre (+15%) dall’indagine Ismea Unaprol sono ben lontane dai risultati attesi a inizio campagna. Ci sono stati molti fattori climatici che hanno contribuito alla perdita di produzione iniziando dalle gelate primaverili, per poi proseguire con la siccità estiva. Il mercato già da luglio avevo mostrato qualche segnale di ribasso delle quotazioni con la prevalenza di un clima molto attendista stimolato soprattutto da stime che collocano la produzione spagnola al di sotto dei livelli dello scorso anno .

Il mercato fornirà indicazioni più evidenti con l’ingresso sui mercati del prodotto pugliese. La raccolta, peraltro, nella regione sembra partita un po’ in ritardo rispetto allo scorso anno.

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