“Green is the new black”: anche l’Italia è investita dall’ecotrend. Il consumatore è sempre più attento all’ambiente e consapevole dell’impatto delle sue scelte sulla salute del pianeta. E mentre la plastica è in piena crisi reputazionale, si apre un inedito terreno di confronto tra brand e consumatori, dove la sostenibilità ambientale e il packaging, che ne è la sua più immediata rappresentazione, diventano degli importanti driver di scelta. Proprio la ricerca di nuovi packaging in grado di coniugare alti standard di sicurezza, conservazione e protezione di cibi e con le istanze green della società sta facendo passi di giganti, rendendo ipotizzabile nei prossimi anni una radicale svolta ecosostenibile della filiera, specialmente alimentare.
Dall’Enea nuovi materiali biodegradabili e “intelligenti”
È di qualche giorno fa la notizia di nuovi materiali biodegradabili e “intelligenti” sviluppati dall’ENEA e che trovano utilizzo in particolare negli imballaggi alimentari. Un grande passo avanti in direzione della ecosostenibilità, dell’economia circolare e della lotta agli sprechi. Si tratta infatti di Biopellicole “intelligenti” che cambiano colore in caso di deterioramento del cibo e che ne prolungano la scadenza. Grazie all’aggiunta di olio di cardanolo (derivato dall’anacardo) e di una molecola come la porfirina, queste bioplastiche presentano spiccate proprietà antiossidanti e antifungine, in grado di “segnalare” il deterioramento del prodotto alimentare che avvolgono. In pratica reagendo attivamente con l’atmosfera interna della confezione, cambiano colore a seconda dell’ambiente acido-base con cui vengono a contatto, diventando così indicatori dello stato di conservazione del prodotto. Ma non finisce qui, grazie all’ aggiunta di ossido di zinco e alluminio le biopellicole sono state dotate di proprietà antimicrobiche particolarmente adatte per prolungare la scadenza dei prodotti, in linea con gli obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari dell’Agenda ONU 2030. I nuovi materiali “verdi” compositi al 100% biodegradabili e compostabili, sono stati sviluppati dai ricercatori del Centro Ricerche ENEA di Brindisi, in collaborazione con l’Università del Salento. Le bioplastiche sono ricavate dalla trasformazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole, mentre i biocompositi sono stati ottenuti aggiungendo alla bioplastica additivi provenienti dagli scarti di lavorazione dei settori agroalimentari tipici del territorio.
Cosa si intende per Packaging green
La ricerca di valide alternative alla plastica che possano rispondere alle istanze green sempre più pressanti assicurando nel contempo analoghe prestazioni in termini di sicurezza, praticità e capacità di conservazione è un a sfida che vede impegnate ricerca scienza e tecnologia in tutto il pianeta. Ma quali sono i requisiti affinché un packaging venga definito ecostenibile?
Secondo il Conai (Consorzio nazionale imballaggi), il packaging per essere sostenibile deve aggiungere ai numerosi compiti che assolve (protezione, contenimento, branding, informazione, praticità, gestione e logistica) l’ulteriore funzione di minimizzare l’impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita. Questo in pratica significa essere prodotto utilizzando tecnologie e buone pratiche non impattanti sull’ambiente, essere composto da materiali sostenibili originati da cicli industriali che comprendano il recupero e l’utilizzo dei rifiuti e dei prodotti di scarto, e allo stesso tempo essere progettato per ottimizzare le risorse necessarie alla sua produzione, al fine di ridurre per esempio il consumo di energia.
La tendenza in atto tra i produttori di imballaggi è quella di una progressiva diffusione di materiali sostenibili prodotti mediante fonti rinnovabili che vanno dalle materie plastiche biologiche e biodegradabili, al cartone proveniente da foreste certificate ai materiali idrosolubili o addirittura edibili. Ancora non sono disponibili su larga scala soluzioni che possano davvero rappresentare delle efficienti alternative plastic free, ma scienza, industria e tecnologia sono al lavoro per sviluppare di soluzione innovative facilmente scalabili.
Gli italiani e la plastica, secondo Ipsos
Anche l’Italia è investita in pieno da questo Ecotrend. L’attenzione all’ambiente, la consapevolezza dell’impatto che il proprio stile di vita ha sul pianeta e il timore di essere sull’orlo di un disastro ambientale in poco tempo hanno assunto una grande rilevanza nel vissuto del consumatore contemporaneo. Non si stratta solo delle élite più informate – spiega un recente dossier del’Ipsos dedicato proprio al packaging sostenibile e al tema della plastica, ma di una presa di coscienza collettiva che accomuna la maggioranza delle persone. Secondo lo studio l’80% degli italiani percepisce l’esistenza di un’emergenza ambientale, una conseguenza a comportamenti e gesti quotidiani per i quali nessuno si sente assolto: il 74% della popolazione ritiene infatti di aver contribuito con le proprie scelte e condotte alla situazione attuale. Oggigiorno sempre più spesso le persone adottano uno stile di vita attento e rispettoso, sono sensibili all’impatto ambientale delle proprie scelte di consumo, quindi più inclini al sacrificio personale (risparmio della carta, riciclo di oggetto di uso comune in plastica).
Il 20% degli italiani dichiara di adottare abitualmente comportamenti sostenibili mentre un altro 50% si considera comunque aperto nei confronti di una condotta più attenta. Solamente un 13% si dichiara scettico o addirittura indifferente (17%).
L’allarme dell’opinione pubblica sullo stato di salute del pianeta e la conseguente crescita di responsabilità ambientale sono senza dubbio, sottolinea l’analisi, da attribuirsi alla questione plastica e alle impietose immagini delle isole di rifiuti diffuse dai media.La mutata sensibilità dell’opinione pubblica su queste tematiche apre un nuovo terreno di confronto tra le aziende e il loro mercato di riferimento. I brand sono adesso valutati anche in base ai loro comportamenti e prese di posizione su questioni legate alla tutela dell’ambiente. Significativo in questo senso, anche il nuovo modo di vivere il rapporto con il brand: il 52% degli italiani dichiara espressamente di ricercare marche e prodotti che permettano di fare la differenza nel mondo.
In quest’ottica, il ruolo delle politiche di responsabilità sociale delle imprese è determinante per accrescere il valore percepito del brand presso il suo pubblico di riferimento. Secondo Ipsos, tra gli ambiti ritenuti davvero molto importanti, spicca al primo posto proprio la riduzione delle emissioni e l’impatto ambientale (77% degli italiani), seguita dall’attenzione alle condizioni di lavoro dei propri dipendenti (50%), dal miglioramento della qualità del servizio/prodotto a beneficio dei consumatori (37%) e dagli investimenti in Ricerca&Sviluppo e innovazione (31%). Il packaging è ritenuto oggi il primo fattore di sostenibilità su cui viene valutato un brand. Secondo gli italiani, un’azienda per essere considerata rispettosa dell’ambiente deve “Utilizzare materiali da imballaggio eco-sostenibili” (41%), “Ridurre al minimo gli scarti di produzione” (39%), “Ridurre l’imballaggio dei prodotti” (34%), “Essere molto efficiente riducendo gli sprechi di materiale” (33%)”.
La plastica vive oggigiorno una crisi reputazionale, solo il 12% la ritiene un materiale sostenibile, ma evitarne l’uso nella quotidianità risulta comunque ancora parecchio difficile. Dall’indagine è emerso che i prodotti realizzati con materie plastiche ai quali gli italiani farebbero più fatica a rinunciare sono: bottiglie d’acqua (33%), pellicole trasparenti per alimenti (27%); contenitori riutilizzabili per alimenti (16%), contenitori detersivi (14%), l’abbigliamento come pile e microfibre (13%); sacchetti di plastica (12%); posate monouso (12%), giocattoli (11%).
Packaging nuovo driver delle scelte di acquisto, le evidenze di una recente indagine Nielsen
Anche secondo l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma presentato a febbraio scorso in occasione del Forum Internazionale ‘Packaging speaks green’ di Bologna, il packaging si pone come nuovo driver nelle scelte d’acquisto degli italiani: il 43% dei connazionali lo ritiene importante nel caso dei prodotti alimentari e il 46% lo considera significativo quando si acquistano prodotti per la cura della casa e della persona. Ma se gli italiani sono mediamente attenti alla sostenibilità del packaging, di rado riescono a trovare prodotti green perché solo il 16,4% delle aziende li propongono. Inoltre, non sono particolarmente disposti a spendere di più per confezioni più sostenibili, ritenendo che debba essere un onere a carico delle aziende: ben quattro persone su dieci non pagherebbero nulla in più e solo il 26% sarebbe incline a un sovrapprezzo massimo del 5%. Sembra quindi che il mercato sia ormai pronto per una radicale svolta green delle scelte consumo e che sia arrivato davvero il momento per tutta la filiera di raccogliere la sfida della sostenibilità tracciata dall’Agenda 2030 dell’Onu e rilanciata recentemente dal News Green Deal Europeo.