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L’agricoltura è connessa nel futuro: come la tecnologia può produrre nuova crescita

2 Novembre 2020

L’agricoltura è all’alba di nuova rivoluzione che, grazie all’utilizzo di tecnologie digitali sempre più avanzate, potrebbe incrementare di 500 miliardi di dollari il suo valore a livello mondiale entro la fine del prossimo decennio.  A sostenerlo è una ricerca del McKinsey Center for Advanced Connectivity and Agriculture Practice, secondo la quale il settore primario potrà arrivare a fornire un contribuito al Pil globale tra i 2 ai 3 trilioni di dollari entro il 2030.

Quali sfide attendono l’agricoltura

L’agricoltura, si legge nelle ricerca, è uno dei sette settori che, alimentati dalla connettività avanzata, potrebbe fare quel salto quantico che le permetterà di aumentare la produzione e migliorare la sua resilienza di fronte a eventi cosiddetti “disruptive”.  Sono infatti molte le sfide che il settore si trova ad affrontare. Prima tra tutte la crescente domanda di cibo, di riflesso all’aumento della pressione demografica in un pianeta che vedrà sfiorare i 10 miliardi di abitanti entro il 2050. Si stima che entro tale data per sfamare gli abitanti della terra ci sarà bisogno di un incremento del 70% delle calorie disponibili per il consumo.  Allo stesso tempo dal lato dell’offerta si pongono nuovi limiti e vincoli nell’utilizzo dei fattori produttivi. Si prevede che entro il prossimo decennio l’approvvigionamento idrico diminuirà del 40% per soddisfare il crescente fabbisogno idrico globale e che attualmente circa un quarto della terra arabile necessiti di importanti restauri prima di poter di nuovo sostenere i raccolti su larga scala. Parallelamente stanno aumentando le pressioni ambientali, e sociali. L’agricoltura non solo è la principale vittima dei cambiamenti climatici, se si pensa al rilevante impatto economico di eventi meteorologici estremi ma è anche uno dei settori maggiormente responsabili del climate change, e come tale è investita oggi di istanze da parte dei consumatori che richiedono pratiche maggiormente rispettose dell’ambiente e del benessere degli animali.

Sempre secondo l’analisi del McKinsey Center la crisi COVID-19 ha ulteriormente intensificato le sfide che l’agricoltura deve affrontare e che sono afferenti a cinque aree: efficienza, resilienza, digitalizzazione, agilità e sostenibilità. La flessione delle vendite a causa delle misure di contenimento adottate dai governi ha infatti determinato in molti casi una forte flessione dei redditi, esacerbando la necessità per gli agricoltori di contenere ulteriormente i costi e ottimizzare l’utilizzo delle risorse. Il blocco delle catene del valore globale ha evidenziato l’importanza di avere più fornitori locali, aumentando la capacità di resilienza delle aziende agricole più piccole. In questa pandemia globale, inoltre, la forte dipendenza dal lavoro manuale ha penalizzato particolarmente le aziende agricole la cui forza lavoro ha dovuto subire le restrizioni alla mobilità. Allo stesso tempo l’emergenza epidemiologica ha richiamato con forza lo stretto il rapporto esistente tra benessere del pianeta e salute umana, spingendo la produzione agricola a rivedere le pratiche di vecchia data.  Insomma, la crisi ha accentuato la necessità di una più diffusa digitalizzazione e automazione del settore, sottolineando anche il valore di un adattamento agile in un contesto improvvisamente mutato.

Agricoltura fanalino di coda nella digitalizzazione

Attualmente l’agricoltura rimane però meno digitalizzata rispetto a molte altre industry a livello globale, nonostante il settore abbia subito radicali trasformazioni negli ultimi 50 anni. Progressi di tipo meccanico hanno generato un ampliamento di scala, velocità e produttività delle aziende mentre innovazioni di tipo genetico come l’utilizzo di sementi più produttivi e resistenti hanno aiutato gli agricoltori ad aumentare le rese. La prossima rivoluzione vede invece al centro i dati e la connettività, che grazie a sensori intelligenti, applicazioni di IoT ( Internet of things) e altre tecnologie emergenti possono aiutare l’azienda agricola a migliorare l’uso efficiente delle risorse, aumentare produttività e rese, e  raggiungere livelli maggiori di sostenibilità e resilienza sia nelle coltivazioni che nella  zootecnia. Ma il settore si confronta con due significative ostacoli: innanzitutto la mancanza oggi in molte aree del globo di un’infrastruttura di connettività adeguata ad abilitare tecnologie di questo tipo e secondariamente la lentezza degli agricoltori, anche nelle aree più sviluppate del pianeta,  nell’adottare soluzioni digitali, finché gli impatti positivi non sono sufficientemente dimostrati. Tuttavia le prospettive  sono di arrivare a coprire entro il 2030 l’80% delle aree rurali del mondo (unica eccezione l’Africa) con servizi di connettività più avanzati, che dovrebbero quindi imprimere una forte accelerazione al processo di digitalizzazione nelle campagne.

 

Casi di utilizzo delle tecnologie digitali 

  • Monitoraggio delle colture

La connettività offre una varietà di modi per migliorare l’osservazione e la cura delle colture. L’Integrazione dei dati metereologici con sistemi di irrigazione, e di somministrazione di nutrienti potrebbero ottimizzare l’uso delle risorse, aumentare ulteriormente i rendimenti e identificare con anticipo e precisione le eventuali carenze. Ad esempio, sensori utilizzati per monitorare le condizioni del suolo potrebbero comunicare tramite LPWAN, dirigendo gli irrigatori per regolare la quantità di acqua e sostanze nutritive. I sensori potrebbero anche fornire immagini  dei campi, aiutando gli agricoltori a individuare tempestivamente eventuali problematiche come malattie e attacchi parassitari o identificare la finestra di raccolta ottimale.

  • Monitoraggio del bestiame

Nella gestione degli allevamenti intensivi, sistemi di monitoraggio, come chip e sensori del corpo per rilevare temperatura e pressione, risultano fondamentali nell’individuare precocemente la presenza di malattie dei capi, prevenendo lo sviluppo di  focolai. Allo stesso modo anche sensori ambientali potrebbero attivare regolazioni automatiche di ventilazione o riscaldamento nelle stalle, migliorando le condizioni di vita degli animali che preoccupano sempre di più i consumatori.

  • Gestione delle attrezzature e degli edifici

Chip e sensori per misurare i livelli di silos e magazzini potrebbero ridurre i costi di inventario per gli agricoltori, migliorare la durata di conservazione degli input e ridurre perdite post-raccolto, monitorando automaticamente le condizioni di conservazione. Inoltre, la presenza di sensori collegati alle apparecchiature e connessi a sistemi di manutenzione predittiva potrebbero ridurre i costi di riparazione ed estendere il ciclo di vita delle apparecchiature.

  • Agricoltura con drone

L’agricoltura utilizza i droni da circa due decenni, in particolare per l’irrorazione dei campi, ma solo con la prossima generazione di droni in grado di trasmettere dati in tempo reale ad altri impianti e attrezzature collegati potrà realmente avere un impatto sul settore. Al pari dei sensori anche i droni potrebbero essere utilizzati per analizzare le condizioni del campo e fornire indicazioni su interventi mirati di tipo fitosanitario, di fertilizzazione o di somministrazione di nutrienti, dove le colture ne hanno più bisogno. Potrebbero anche piantare semi in luoghi remoti, abbassando costi per attrezzature e manodopera.

  • Macchine agricole a guida autonoma

Controlli GPS più precisi abbinati a sensori potrebbero promuovere la distribuzione di macchine agricole intelligenti e autonome. Gli agricoltori potrebbe utilizzare una varietà di apparecchiature sul proprio campo simultaneamente e senza intervento umano, liberando tempo e altre risorse.

L’intero studio è disponibile qui https://www.mckinsey.com/industries/agriculture/our-insights/agricultures-connected-future-how-technology-can-yield-new-growth

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