I dati dell’ultimo rapporto Sinab- Ismea sull’agricoltura biologica in Italia fotografano un settore che gode di ottima salute e che vede il nostro Paese sul podio in Europa come numero di operatori e al terzo posto dopo Spagna e Francia per estensione delle superfici investite a biologico. Anche in relazione all’incidenza della superficie bio sulla Sau (superficie agricola utilizzata) totale, con una quota pari al 15,8%, l’Italia si colloca molto al di sopra della media comunitaria.
A fine 2019, secondo i dati del rapporto, le superficie coltivata certificata ha raggiunto quasi 2 milioni di ettari, per un numero di operatori che ha superato le 80 mila unità, facendo registrare nell’ultimo decennio un incremento di oltre 879 mila ettari e 29 mila aziende agricole.
Quali sono le colture biologiche prevalenti
Come per l’agricoltura italiana, anche il biologico risulta definito da 3 orientamenti produttivi prevalenti che pesano sul totale per oltre il 60%: Prati e pascoli (551 mila ha), Colture foraggere (397 mila ha) e Cereali (330 mila ha). A queste categorie seguono, per estensione, le superfici biologiche investite a Olivo (243 mila ha), e a Vite (109 mila ha). Negli ultimi anni anche la frutta e gli ortaggi, categorie particolarmente apprezzate dai consumatori, sono cresciute anche nei campi: considerando anche la frutta secca e gli agrumi il comparto frutticolo arriva oggi a coprire 124 mila ettari, mentre l’insieme di ortaggi e legumi superano di poco i 65 mila.
Complessivamente l’incremento delle superfici bio rispetto al 2018 è stato di circa 35 mila ettari (+1,8%) di riflesso all’incremento dei principali orientamenti produttivi, con punte del 2,8% registrato dai terreni investiti a vite.
L’analisi della distribuzione geografica conferma come, anche nel 2019, oltre la metà dell’intera superficie biologica nazionale si trovi concentrata in 4 Regioni: Sicilia, Puglia, Calabria, ed Emilia-Romagna. Mentre la Sicilia ha subito una riduzione nel 2019, aumentano gli ettari convertiti a bio in Puglia, Calabria ed Emilia-Romagna, in un contesto molto dinamico soprattutto per la Provincia Autonoma di Trento (31%), il Veneto (25%) e l’Umbria (8%).
L’acquacoltura biologica muove i primi passi
Negli ultimi anni il rapporto Sinab sta monitorando anche il settore dell’acquacoltura, il cui sviluppo in Italia e in Europa è cominciato a partire dal 2009 con l’approvazione Regolamento Comunitario n.710. Nel 2019 è proseguita la crescita del settore (+11% il numero di operatori coinvolti su base annua), alimentata da una crescente richiesta del consumatore verso un prodotto percepito come più sano, sostenibile ed allevato in modo naturale. In questo settore la maggior parte degli allevamenti (circa il 75%) si concentrano nelle Regioni del Centro-Nord, e hanno come attività prevalente la mitilicoltura e molluschicoltura. Le Regioni del Centro-Sud, invece, vedono prevalentemente un’attività di allevamento di spigole ed orate.
Luci e ombre per la zootecnia biologica
Nel comparto zootecnico è soprattutto il pollame a registrare tassi di crescita significativa nel 2019 ( +14%) , per un totale di quasi 4 milioni di capi. Positivo il confronto su base annua per i bovini (+4% il numero dei capi rispetto al 2018), mentre cali di oltre il 10% si registrano per Suini, Ovini, Caprini ed Equini.
Sempre più alimenti bio nel carrello degli italiani
In Italia i consumi di prodotti agroalimentari biologici hanno superato a giugno di quest’anno un valore di 3,3 miliardi di euro, evidenziando una crescita del 4,4% rispetto al primo semestre del 2010 e del 65% se si prende in esame l’ultimo quinquennio. Questa, tuttavia, è solo una parte del valore del mercato del biologico italiano, che comprende anche i consumi del fuori casa, il circuito della ristorazione collettiva scolastica e l’export, ancora non stimati.
Oggi il 4% del carrello della spesa deli italiani è composto da referenze bio e quasi la totalità dei consumatori (97%) hanno acquistato prodotti bio almeno una volta, e più di tre volte (90%).
Tra le differenti categorie merceologiche, gli ultimi dati Ismea Nielsen evidenziano un incremento sia per i prodotti di largo consumo confezionati, a cui si è maggiormente rivolta l’attenzione nelle prime settimane di emergenza Covid, sia per i prodotti freschi sfusi. Frutta, ortaggi, latte e derivati biologici sfusi sono sempre più presenti in specifiche aree attrezzate dei supermercati e hanno invertito il trend negativo che li aveva caratterizzati lo scorso anno (+3%).
A trainare le vendite del settore sono i punti vendita della Gdo, presso i quali si è registrato un aumento degli acquisti del 5,7%, a fronte di un 3,2% dei negozi tradizionali e specializzati. Incrementi a due cifre (+10,7%) hanno interessato gli acquisti presso i discount, pur esprimendo fatturati ancora marginali se confrontati agli altri canali di distribuzione.
A livello territoriale, la crescita degli acquisti di prodotti biologico coinvolge tutta la penisola, seppur con intensità differente: +7,2% nel Nord-est, +6,7% al Centro, +5,9% nel Nord-Ovest, +1,4% nel Meridione.