Sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica. Il rapporto AGRIcoltura100, promosso da Reale Mutua in collaborazione con Confagricoltura, rivela che quasi il 50% delle aziende del settore primario italiano esprimono un livello alto e medio alto di sostenibilità, misurata mediante un indicatore di sintesi che tiene conto di centinaia di variabili. L’indagine è stata condotta su 1.850 imprese di tutte le regioni italiane, le classi dimensionali e i comparti produttivi dell’agricoltura e dell’allevamento: un campione largamente rappresentativo del settore.
Produrre cibo limitando l’impatto sull’ambiente e lo sfruttamento delle risorse naturali come suolo, acqua, biodiversità e fonti energetiche sempre più limitate è la vera sfida che il settore agricolo dovrà affrontare da qui in avanti e su cui stanno convergendo le politiche delle aree più sviluppate del Pianeta.
Tuttavia il rispetto dell’ambiente è solo una delle dimensioni della sostenibilità, che si declina anche in sostenibilità sociale ed economica. La stessa Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile ci ricorda quanto queste tre dimensioni dello sviluppo siano strettamente correlate tra loro: solo la crescita integrata di tutte e tre le componenti consentirà il reale raggiungimento di uno sviluppo sostenibile.
Al fine di monitorare e valorizzare il contributo dell’agricoltura alla crescita sostenibile dell’Italia e alla sua ripartenza dalla crisi del Covid-19, è stato promosso da Reale Mutua, in collaborazione con Confagricoltura, il progetto AGRIcoltura100. Attraverso l’elaborazione di un indice, AGRIcoltura100 consente alle aziende agricole di misurare il proprio livello di sostenibilità a tutto tondo, confrontandosi con altre realtà di eccellenza e intraprendendo un percorso di miglioramento graduale, di anno in anno.
Il primo Rapporto AGRIcoltura100, realizzato con il contributo di Innovation Team società di ricerca del Gruppo Cerved, ha indagato l’impegno nei diversi ambiti della sostenibilità di 1.850 imprese agricole italiane appartenenti a tutti i comparti produttivi e le regioni d’Italia.
Il modello di analisi ha elaborato i dati di 234 variabili e prodotto per ogni azienda 17 indici per altrettanti ambiti di sostenibilità, raggruppati in 4 aree:
- E (Environment – Sostenibilità ambientale);
- S (Social – Sostenibilità sociale);
- G (Gestione – Gestione dei rischi e delle relazioni);
- D (Development – Qualità dello sviluppo).
Sulla base dei dati raccolti è stato attribuito a ogni partecipante l’Indice AGRIcoltura100, che misura il livello di sostenibilità dell’impresa agricola.
I risultati del primo Rapporto AGRIcoltura100
Dai risultati dell’analisi emerge il ruolo dell’agricoltura come settore all’ avanguardia in tema di sostenibilità: il 17,8% delle imprese ha infatti un livello di sostenibilità alto e il 30,3% medio-alto. Non emergono grandi differenze tra le aree geografiche e le attività produttive. L’impegno per la sostenibilità caratterizza tutte le fasce dimensionali: l’80% delle imprese più grandi ha un livello di sostenibilità alto o medio-alto, ma anche tra le aziende più piccole, con meno di 5 addetti, più di un terzo (34,2%) raggiunge quel livello.
L’area della sostenibilità ambientale è quella in cui si registra il maggiore impegno delle imprese agricole, con iniziative finalizzate al miglioramento dell’efficienza nell’utilizzo delle risorse (97,9% di imprese attive), alla garanzia della qualità dei prodotti e della salute alimentare (88,4%), fino alle attività di gestione del rischio idrogeologico (56,8%), di gestione e riduzione delle emissioni (55,9%) e alle innovazioni per la sostenibilità ambientale (30,7%), come l’uso di dati per i processi gestionali e produttivi o di tecnologie di precisione.
Anche la sostenibilità sociale vede un impegno significativo: qui spiccano la valorizzazione del capitale umano (67,5%) – comprendente attività di formazione professionale ed extraprofessionale dei lavoratori, cooperazione con le scuole per l’inserimento dei giovani e attività di formazione sulla sostenibilità – e la sicurezza del lavoro (66,6%), con iniziative di formazione, controlli e certificazioni.
Nell’area della gestione dei rischi e delle relazioni, invece, il tasso di iniziativa più rilevante è quello della gestione dei rischi, che vede attive il 74,9% delle imprese con polizze assicurative contro gli eventi atmosferici, per la protezione del patrimonio aziendale e per la responsabilità civile. Forte anche l’impegno nei confronti delle comunità locali (60,9%) e nei rapporti con le reti e la filiera (56,8%).
L’emergenza Covid-19 ha determinato un impatto significativo nella cultura aziendale, portando a una maggiore sensibilità sul tema della sostenibilità, in primis quella ambientale (52,4%) fino a quella sociale (50,5%) e della gestione dei rischi e delle relazioni (48,7%).
La sostenibilità come leva di business per le imprese agricole
AGRIcoltura100 ha anche misurato la qualità dello sviluppo delle aziende agricole – l’area D (Development) – definita dai tre ambiti della qualità dell’occupazione, competitività e innovazione.
Ebbene: circa un’impresa agricola su tre (32,5%) in Italia ha un livello di qualità dell’occupazione alto o medio-alto, ed è quindi impegnata nell’offrire rapporti di lavoro stabile e di qualità, facilitando l’accesso e la formazione dei giovani e sostenendo il lavoro delle donne, con iniziative di tutela dei diritti e conciliazione vita-lavoro. Questo indice è correlato positivamente al livello generale di sostenibilità espresso dall’Indice AGRIcoltura100: le imprese con qualità dell’occupazione alta e medio-alta sono il 15,8% di quelle con livello base di sostenibilità, il 28,3% di quelle con livello medio, il 36,8% di livello medio-alto, e il 49,1% delle imprese con livello di sostenibilità alto.
Dati significativi anche in tema di innovazione, dove oltre un’impresa su tre (37,2%) ha un livello alto o medio-alto, anch’esso correlato positivamente con lo standard generale di sostenibilità.
Mettendo a fattor comune qualità dell’occupazione, competitività e innovazione, emerge che ben il 38,8% delle imprese agricole in Italia ha un indice di qualità dello sviluppo alto o medio-alto, e anche in questo caso traspare la robusta correlazione con l’Indice AGRIcoltura100.
L’indagine porta a sostenere pertanto che le imprese con un livello elevato di sostenibilità sono anche più sostenibili sotto il profilo economico, hanno una migliore qualità dell’occupazione (più lavoro continuativo, più donne e più giovani), sono più competitive e innovative.
Investendo nella sostenibilità, dunque, le imprese agricole generano un impatto positivo sull’ambiente e la società e insieme rafforzano il proprio business e la capacità competitiva.