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Urgente ripensare la nostra produzione alimentare

10 Dicembre 2019
Albero Forum

Siamo a soli 10 anni dagli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, ma ancora lontanissimi dal raggiungimento di questo traguardo cruciale. Non fa sconti la fotografia del sistema agroalimentare globale scattata dal decimo Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione del Barilla Center for Food and Nutrition. Da qui l’ invito accorato ad accelerare la transizione verso un modello economico sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, un appello che il forum ha rivolto a tutti: dai policy makers alle  organizzazioni, dai ricercatori ai cittadini, per intraprendere insieme un nuovo percorso di sviluppo che parta dal cibo.

12 trilioni di dollari di esternalità negative generate dai nostri sistemi agroalimentari

Il report “Growing Better: Ten Critical Transitions to Transform Food and Land Use”, di cui si è dibattuto nell’ambito del Forum, stima in 12 trilioni di dollari, il costo nascosto che siamo chiamati a sostenere ogni anno a livello globale, a causa dei nostri sistemi agroalimentari, tra danni irreversibili agli ecosistemi (che contribuiscono anche a minare la sicurezza alimentare in alcune regioni) e spese crescenti per la sanità pubblica, dovute principalmente a malattie croniche riconducibili a modelli alimentari poco salutari.

Guido Barilla
Guido Barilla 

Una cifra enorme, che supera di gran lunga i 10 trilioni di dollari di valore di mercato generato dai sistemi agroalimentari, creando un deficit di circa 2 trilioni di dollari.È necessaria una rivoluzione per rendere disponibile – entro il 2050 – fino a 1,2 miliardi di ettari di terreni attualmente destinati all’agricoltura e “risparmiare” 10,5 trilioni di costi nascosti.L’urgenza di intervenire sugli attuali sistemi agroalimentari appare evidente – ha spiegato dal palco Guido Barilla  – perché quell’idea di sviluppo e progresso, basata sulla convinzione che le risorse del pianeta fossero illimitate, non è più perseguibile. Serve guardare al cibo nella sua dimensione economica, sociale e ambientale, ponendolo al centro dell’Agenda di sviluppo tutti gli attori interessati, dal settore privato ai cittadini, per gettare le basi verso un futuro inclusivo, duraturo e prospero”. Un approccio di questo tipo, sempre secondo lo studio “Growing Better: Ten Critical Transitions to Transform Food and Land Use”, darebbe anche benefici economici: un investimento nel processo di trasformazione dei sistemi agroalimentari, pari a 300-350 miliardi di dollari l’anno (meno dello 0,3% del PIL globale), genererebbe un ritorno di circa 5,7 trilioni di dollari – più di 15 volte il costo iniziale – creando nuove opportunità commerciali fino a 4,5 trilioni di dollari anno entro il 2030.

La 10ª edizione del Forum è organizzata in collaborazione con World Food Programme Italia, National Geographic Italia, United Nations Sustainable Development Solutions Network (UN SDSN), Center for European Policy Studies (CEPS), il Columbia Center for Sustainable Investment (CCSI), il Santa Chiara Lab – University of Siena (SCL) e la Global Alliance for the Future of Food (GAFF). L’appuntamento ha visto la presenza di alcune delle più importanti personalità del mondo della società civile, del settore privato, della ricerca e della scienza. Sul palco di Milano si sono alternati, tra gli altri, Ertharin Cousin, Distinguished Fellow, Global Food and Agriculture, Chicago Council on Global Affairs, Hilal Elver, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia, Ilaria Capua, Professoressa e Direttrice del One Health Center of Excellence, Juha Heikkila, Head of Unit, Robotics and Artificial Intelligence, DG CNECT A1, European Commission e Paul Winters, Associate Vice – President of the Strategy and Knowledge Department, IFAD.

“L’italia e il cibo”, studio che fotografa lo stato dei sistemi alimentari in Italia in relazione agli Sdgs

Al Forum è stato presentato anche lo studio  “L’Italia e il Cibo  che  propone un’analisi del sistema agroalimentare italiano rispetto al raggiungimento degli Sustainable Development Goals. Partendo dalle evidenze del Food Sustainability Index (FSI), indice elaborato dalla Fondazione Barilla e dal The Economist Intelligence Unit, emerge una immagine del nostro Paese a due velocità. L’Italia è al di sotto della media UE per ciò che riguarda le sfide nutrizionali, a causa di una elevata presenza di persone in sovrappeso e sedentarie, mentre appare un’eccellenza sul fronte dell’agricoltura, grazie all’avvio di numerosi progetti di ricerca e alla presenza di coperture assicurative legate al cambiamento climatico. Discorso a parte merita la lotta allo spreco di cibo. Se da una parte lo spreco alimentare costa all’Italia oltre 15 miliardi di euro (circa l’1% del nostro Pil), sono innegabili gli sforzi delle istituzioni, dei settori pubblico e privato, nonché del mondo della ricerca per invertire questa tendenza.

Digitalizzare il sistema agroalimentare: l’innovazione digitale per favorire lo sviluppo sostenibile

È stato presentato per la prima volta quest’anno “Digitising AgriFood: Pathways and Challenges”, lo studio realizzato dalla Fondazione Barilla in collaborazione con il Centre for European Policy Studies (Ceps), che prova a indagare sullo stato dell’arte dell’innovazione digitale in agricoltura e fornire una mappatura delle soluzioni concretamente applicate oggi. La diffusione delle tecnologie digitali nell’agrifood promette di aumentare i rendimenti, ridurre gli sprechi e innescare cambiamenti nei modelli di consumo, contribuendo così in modo sostanziale agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Le tecnologie digitali, ancorché in fase iniziale di diffusione, stanno già mostrando un grande potenziale come testimoniano alcuni casi di successo in tutto il mondo.

In agricoltura, start-up come Ignitia o GAIA mostrano il potenziale delle immagini satellitari e dell’analisi dei dati per aiutare gli agricoltori ad aumentare la produttività e ridurre costi e impatto ambientale, attraverso interventi agronomici mirati. WeFarm è una piattaforma di condivisione delle conoscenze peer-to-peer per i piccoli agricoltori, che aiuta i farmers che vivono in aree svantaggiate e prive di connettività ad accedere al capitale di conoscenza. Per ridurre lo spreco e la perdita di cibo, la start up Winnow fornisce alle cucine dei ristoranti in tutto il mondo un applicativo per tracciare tutto il cibo che finisce nei secchi della spazzatura. Tramite algoritmi di Artificial Intelligence, la piattaforma fornisce ai cuochi le informazioni necessarie a ottimizzare i loro processi, dimezzando gli sprechi alimentari, e risparmiando denaro. Ahold Delhaize, uno dei più grandi gruppi di vendita al dettaglio di generi alimentari al mondo, ha sperimentato le etichette elettroniche per scaffali (ESL) e prezzi dinamici per incentivare le persone ad acquistare prodotti a ridosso della scadenza. La start-up Too Good to Go fornisce un’app che collega aziende e consumatori per vendere a prezzi scontati cibo che verrebbe altrimenti buttato.  Al fine di migliorare la salute e l’alimentazione, Nutrino sta creando un database sugli alimenti e sulle persone per fornire raccomandazioni dietetiche personalizzate per combattere il diabete.

Ma esempi di casi di successo nell’ agrifood tech non mancano neanche in Italia, come è stato recentemente affrontato nell’articolo rivoluzione-agricola-tricolore. 

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