Just one second...

 

Biologico pilastro della transizione green dell’Europa

13 Aprile 2021

La Commissione Europea ha presentato il 25 marzo un piano d’azione per lo sviluppo della produzione biologica, con l’obiettivo di arrivare entro il 2030 a una quota pari almeno al 25% di terreni destinati a coltivazioni biologiche. L’Italia è tra i leader europei del biologico per estensione delle superfici, numero di operatori, produzione ed export , ma secondo le principali associazioni di settore come Aiab, Federbio, Assobio, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica il comparto non sta trovando l’attenzione che merita all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

“L’agricoltura è una delle principali cause della perdita di biodiversità e la perdita di biodiversità costituisce una grave minaccia per l’agricoltura. È urgente ristabilire l’equilibrio nella nostra relazione con la natura. Non è un problema che interessa soltanto gli agricoltori ma l’intera catena alimentare. Con il piano d’azione intendiamo stimolare la domanda di agricoltura biologica, aiutare i consumatori a operare scelte con cognizione di causa e sostenere gli agricoltori europei nella transizione. Quanto maggiore è la superficie che destiniamo all’agricoltura biologica, tanto maggiore è la protezione della biodiversità in tali terreni e nelle zone circostanti.”

Con questa parole Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo, ha commentato il Piano d’azione per lo sviluppo l’agricoltura biologica, presentato il 25 marzo scorso.

Tale piano, che si inserisce in continuità rispetto ai due pilastri del Green Deal rappresentati dalla strategia “Farm to Fork” e da quella della “Biodiversità ”, mira ad accelerare la crescita del settore biologico in Europa per raggiungere l’obiettivo del 25% delle superfici entro il 2030.

In Europa l’incidenza della superfice coltivata secondo il metodo biologico si aggira oggi mediamente intorno all’8,5% della Sau totale, con una forte disparità tra Stati come Malta, Irlanda, Bulgaria, Romania, che si trovano sotto la soglia del 3% e nazioni che si avvicinano o addirittura superano, come nel caso dell’Austria, il target del 25%. L’Italia in questo contesto si colloca tra i Paesi più virtuosi con una quota del 15,2% di superfici investite a bio, a pari merito con la Repubblica Ceca e dietro solo all’Austria (25,3%), Estonia (22,3%) e Svezia (20,4%).

Il piano d’azione ci compone di 23 azioni strutturate attorno a 3 assi principali che racchiudono le seguenti ambizioni:

  1. dare impulso ai consumi
  2. aumentare la produzione
  3. migliorare ulteriormente la sostenibilità del settore

Attraverso il Piano, che non ha carattere vincolante, la Commissione intende esortare gli Stati membri ad elaborare delle proposte a favore dello sviluppo del settore ad integrazione dei Piani strategici nazionali della PAC ed istituire idonee misure di sostegno. Alla base del piano la convinzione degli importanti benefici apportati dalla produzione biologica: dall’aumento del 30% della biodiversità nei campi all’incremento dei livelli di benessere degli animali, dal minor ricorso agli antibiotici a un miglioramento del reddito degli agricoltori sino alla tutela della salute dei consumatori.

Il Piano di Azione del biologico

Promuovere i consumi

Lo stimolo alla crescita del settore passa innanzitutto attraverso l’aumento della domanda da parte dei consumatori e una maggiore sensibilizzazione della società civile. A questo proposito la Commissione  propone diverse azioni concrete volte a stimolare i consumi, incrementare la fiducia dei cittadini e avvicinare gli alimenti bio a un numero crescente di persone. Tra le iniziative proposte troviamo citate: l’ organizzazione di campagne di informazione e comunicazione verso i consumatori, la promozione di un maggior maggiore utilizzo dei prodotti biologici nelle mense pubbliche e nei programmi  comunitari di distribuzione di alimenti destinati alle scuole. Le azioni mirano anche a prevenire le frodi, aumentare la fiducia dei consumatori e migliorare la tracciabilità dei prodotti biologici. Viene auspicato anche il coinvolgimento del  settore privato che può svolgere un ruolo significativo ad esempio premiando i dipendenti con “buoni bio” che possono essere utilizzati per acquistare alimenti biologici.

Aumentare la produzione

Secondo le stime di Bruxelles, con l’attuale tasso di crescita, l’Ue potrà raggiungere entro il 2030 solo il 15-18 % di superfice coltivata a bio. Per promuovere quell’accelerazione necessaria a raggiungere il target del 25%,  la Commissione non punterà solo sull’ “effetto trainante” della domanda ma anche su una dotazione finanziaria della PAC destinata al bio maggiore rispetto al passato. Su questo fronte molto dipenderà dall’esito degli attuali negoziati, ma l’idea è quella di destinare alla riconversione un plafond compreso tra i 38 e i 58 miliardi di euro per il periodo 2023-2027 in luogo dei  7,5 miliardi  della vecchia programmazione. Tra gli strumenti messi in campo da Bruxelles figurano inoltre l’organizzazione di eventi informativi e la creazione di reti per la condivisione delle migliori pratiche, la certificazione per gruppi di agricoltori, gli incentivi alla ricerca e all’innovazione, l’assegnazione di premi e riconoscimenti alle eccellenze nelle diverse fasi della filiera del bio e lo sviluppo di reti di turismo biologico attraverso la creazione di “biodistretti” , ossia luoghi zone in cui agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e autorità  collaborano per una gestione sostenibile delle risorse locali basata su principi e pratiche biologici. Oltre alle coltivazioni, il piano comunitario punta anche a dare impulso all’acquacoltura biologica, riconoscendo in questo segmento un notevole potenziale di crescita.

Migliorare la sostenibilità

L’altra grande ambizione del piano è quello di migliorare ulteriormente i risultati dell’agricoltura biologica in termini di sostenibilità. Per conseguire tali obiettivi le azioni saranno finalizzate a migliorare il benessere degli animali, garantire la disponibilità di sementi biologiche, ridurre l’impronta di carbonio del settore e minimizzare l’uso di plastica, acqua ed energia.Tra gli obiettivi citati nel documento c’è anche l’aumento della quota di ricerca e innovazione (R&I), destinando almeno il 30% del bilancio alle azioni di ricerca e innovazione nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura e delle zone rurali e a tematiche specifiche o rilevanti per il settore biologico. La Commissione seguirà da vicino i progressi, facendo il punto ogni anno con i rappresentanti del Parlamento europeo degli Stati membri e con gli stakeholder, pubblicando relazioni di avanzamento semestrali e una revisione intermedia.

Il settore biologico, cui tutti danno atto di utilizzare pratiche e risorse in modo sostenibile, occupa un ruolo centrale per il conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo – ha dichiarato Janusz Wojciechowski, Commissario per l’Agricoltura. Per conseguire l’obiettivo del 25 % di agricoltura biologica, dobbiamo assicurarci che la domanda ne stimoli la crescita, tenendo conto nel contempo delle differenze tra i settori dell’agricoltura biologica di ciascuno Stato membro. Il piano d’azione per l’agricoltura biologica fornisce strumenti e idee per favorire una crescita equilibrata in questo ambito. Lo sviluppo dell’agricoltura biologica sarà sostenuto dalla politica agricola comune, dalla ricerca e dall’innovazione, come pure dalla stretta cooperazione con i principali soggetti del settore a livello UE, nazionale e locale.”

Le reazioni in Italia

A pochi giorni dalla pubblicazione del Piano di azione sul biologico non sono mancate le reazioni da parte dei rappresentanti della filiera. Le principali associazioni di settore italiane quali AIAB, Assobio, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e FederBio hanno inviato una  lettera al Presidente del Consiglio Draghi e al Ministro Patuanelli per chiedere che lo sviluppo del biologico costituisca un elemento centrale della transizione ecologica del sistema agricolo e alimentare. “Mentre l’Europa –  si legge nella missiva –  punta fortemente sulla conversione al biologico con il Green Deal e le strategie di attuazione Farm to Fork e Biodiversità, che hanno l’obiettivo ambizioso di triplicare le superfici agricole coltivate a biologico e ridurre l’uso dei pesticidi e degli antibiotici del 50% entro il 2030, l’Italia sta perdendo un’opportunità concreta per lo sviluppo di un settore che può contribuire alla ripresa economica del Paese.  Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – prosegue la nota congiunta  – non prevede infatti investimenti strategici per favorire la conversione al biologico, settore che vede l’Italia fra i Paesi leader in Ue. Con oltre 80.000 imprese certificate e più di due milioni di ettari di superficie agricola coltivata o in conversione al biologico, il 16% della superficie agricola totale, l’Italia è un punto di riferimento non solo per la produzione ma anche per la trasformazione e l’esportazione, con quasi 7 miliardi di euro di fatturato complessivo. Il biologico è un settore che continua a crescere a ritmi decisamente elevati sia come consumi che come produzione, inoltre attrae imprenditoria giovanile, investimenti e genera nuova occupazione, inserendosi perfettamente nell’ambito di un’economia sempre più circolare e “verde”.”

Nella lettera si auspica che nel percorso di stesura definitiva del PNRR possano essere accolte le proposte che le Associazioni avevano già avanzato nel corso dell’audizione presso la Commissione agricoltura della Camera, nessuna delle quali è stata inserita nel parere condizionato che è stato espresso. Nello specifico si fa riferimento alla digitalizzazione e innovazione del sistema del biologico per favorire la trasparenza delle filiere e la semplificazione per le imprese del settore, a interventi diretti a promuovere lo sviluppo dei distretti biologici e delle filiere di “Made in Italy Bio” e alla promozione di ricerca e innovazione per il biologico finalizzata alla transizione ecologica dei sistemi agricoli e alimentari. Infine, nelle riforme collegate al PNRR relative alla revisione del sistema della fiscalità ambientale per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, le Associazioni sollecitano l’inserimento del biologico come sistema produttivo con impatto positivo sull’ambiente e sulla salute anche al fine d’incentivarne i consumi in coerenza con le strategie europee del Green Deal.

Leggi qui il Piano di azione per la produzione biologica in Europa

 

Ettore Fieramosca srl
P.IVA 13509021005

Via Pietro Cossa, 41
00193 Roma – Italy

https://ettorefieramosca.it/wp-content/uploads/2019/04/img-footer-map-2.png
Ettore Fieramosca srl
P.IVA 13509021005

Via Pietro Cossa, 41
00193 Roma – Italy
Dove siamo
https://ettorefieramosca.it/wp-content/uploads/2019/04/img-footer-map-2.png
GET IN TOUCHEttore Fieramosca Social links

Copyright by CreemLab. All rights reserved.

Copyright by CreemLab. All rights reserved.